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venerdì 20 maggio 2016

Chi va in Paradiso?



Quali sono le regole minime per ottenere il Regno dei Cieli?





Un un utente mi ha posto questa domanda:

"Quello che mi pare strano e' che alcuni senza confessione e viatico dopo una vita non proprio da santi vadano quasi subito in paradiso?" Questa domanda si presenta alla mente di molte persone che alle volte vedono delle disparità, non fatte da Dio ma dagli uomini, nel porre a detta di questi in paradiso chi secondo il pensiero umano, non meritava di andarci, per una vita passata a combattere a fianco di altri sempre pronti a distruggere una vita umana anziché salvarla, e sostenendo principi “strani”, anticristiani, ed estremistici, anche contro molte cose.

La domanda è stata fatta alla luce della morte di Marco Pannella.
Premetto che questo mio scritto non vuole in nessun modo giudicare in senso di condanna Marco Pannella, non mi permetto, ma solo parlare delle parole di Gesù applicate agli esseri umani di ogni tempo e di qualsiasi ceto sociale.


Vangelo di Luca (Lc 23, 33-46)
..............Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!". L'altro invece lo rimproverava dicendo: "Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male". E disse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso".


Il vangelo ci parla di un episodio interessante della vita e morte di Cristo...

"Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male".

Cosa ci mostra queste parole di uno dei malfattori.
1. rimprovera l'altro, perché si rivolge a Dio, in questa espressione si legge chiaramente che questo comprese bene la natura di Gesù, che era Dio stesso incarnato.
2. che la pena inflitta a loro era giusta, mentre quella a Gesù era ingiusta,”egli invece non ha fatto nulla di male".

Ma in questa espressione si cela un atto di contrizione e anche un atto di credo verso la natura di Gesù, il delinquente, si riconoscere di essere stato giudicato giustamente per quello che aveva fatto, ma al tempo stesso riconosce che avevano fatto un grande delitto verso Dio, inchiodandolo alla Croce. Per cui Chiede a Gesù di ricordarsi di lui, quando sarà nel suo regno.

La frase ci indica cosa c'è bisogna per un malfattore o un qualsiasi altro essere umano per entrare nel regno dei cieli, senza aver avuto una vita da santo...

1. Il timor di Dio

2. Aver e far contrizione, quindi pentimento, riconoscendosi peccatori verso il mondo e verso Dio, quindi ammettere le proprie colpe, di un intera vita, ma farlo con sincerità, non per un atto di ipocrisia o paura.

3. E credere in Cristo quale Dio, in modo certo non insicuro, tutti e tre sono fondamentali e legati strettamente assieme.

Questo fatto ricordato dagli apostoli, non è casuale, esso si è compiuto perché voluto e predeterminato come tutto quello che è stata la vita di Cristo, lo si comprende quando Gesù aòòa domanda del battista gli risponde “lascia fare che così va bene” questa risposta indica che la cose dovevano compiersi in quel modo, per cui anche il fatto della croce doveva andare in un certo, perché ogni evento della vita di Gesù dovesse essere d'insegnamento per i posteri.


Per cui anche un malfattore o altro, può sperare di ottenere il perdono del Signore, se esso stesso mette in pratica quelle tre regole, bastano quelle che poi in sostanza sono il fulcro effettivo di tutto, a cui ogni credente deve attenersi almeno in senso minimo, prima che venga la sua fine, sarà poi il Signore a dar il merito o demerito, non certo il giudizio di condanna può venire da qualsiasi uomo.