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mercoledì 20 luglio 2016

INDURCI IN TENTAZIONE E' UNA GRAVE OFFESA A DIO

Riflessioni sul Padre Nostro!





La versione Italiana della chiesa cattolica.


Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,[1]
ma liberaci dal male.
Amen.


[1] Nella versione della Bibbia della Conferenza Episcopale Italiana, 2008, "e non ci abbandonare alla tentazione".

Vediamo di capire bene cosa significa esattamente la parola abbandonare.


Significa: Lasciare definitivamente e per sempre, qualsiasi cosa, persona, animale, etc.
Lasciare una persona senza  protezione, come dire ti abbandono a quello che sarà il tuo destino.

Ci dobbiamo porre una domanda, Dio potrà mai abbandonare un suo figlio al suo destino qualsiasi esso sia? Perché l'abbandono implica che, chi lo esercita non torni più indietro. Quindi non eserciti più su quell'individuo nessuna forma di protezione. Quindi lasciato totalmente in balia di qualsiasi avversità e destino, indicherebbe menefreghismo, totale apatia, verso quel soggetto.
Ora a tale condizione ci vengono in contro le parole di Gesù, in riferimento al discorso dei Gigli del campo, dove appunto Cristo fa riferimento a come il Padre ami ogni sua creatura, la vesta, la nutra e gli dia ogni sostentamento, facendo comprendere che se nutre, veste i gigli, che sono erbe, più belli di come fu vestito Salomone, perché dovrebbe far diversamente nei confronti di chiunque altro.

Questa risposta di Cristo ci fa capire che Gesù non ha mai dettato ad alcuno quella frase, posta nella sua preghiera, non ha pronunciato “Non ci abbandonare”, perché essa disattende queste parole della parabola dei Gigli.

Ora la Chiesa degli uomini che attribuisce un senso diverso alla frase inserita nel Padre Nostro, come se volesse in qualche modo scusarsi con Dio per aver erroneamente inserito una frase non conforme al pensiero di Cristo, “non ci indurre in tentazione”, ma questo modo di pensare fa comprendere che la chiesa sapeva bene che il termine indurre e abbandonare sono due parole simili, che in sostanza nessuna delle due va bene nel senso reale che Cristo volle attribuire a tale frase.

Gli uomini di Chiesa, hanno di proposito attribuito un senso diverso alla parola indurre, dando un senso diverso alla frase, ma così facendo si sono tirati la zappa sui piedi da soli, perché sia nella recita innanzi agli uomini che poi a Dio. Nel momento in cui io conosco la verità e cerco di coprirne il senso attribuendo ad essa un altro senso, sto facendo un operazione di copertura, senza pensare che chi ti giudica non è l'uomo, ma Dio stesso, questo fa comprendere che chi ha scritto questa forma erronea, ma voluta, in realtà lo ha fatto scientemente, dimostrando a Dio che in realtà esso stesso non crede in Dio. Perché chi avesse scritto quell'errore e non sapeva cosa scriveva esso non avrebbe colpa, ma dato che esso sapeva e ha tentato di occultare il senso reale della parola indurre con un altra ha fatto un peccato ancora più grande.

Ma la frase conosciuta da tutti e “Non ci indurre in tentazione” ora stando ad un messaggio che io ricevetti Padova, agosto 1995


"Caro figlio, Sono qui con te che ti ascolto nella preghiera. 

Un giorno mia Madre ti chiederà di sostituire l’errore portato avanti dalla chiesa nella mia preghiera che lasciai ai mie apostoli. 
Mai pronunciai non c’ indurre in tentazione . Il popolo pronuncia tale parola senza capirne il senso e qualcuno crede per tale errore che, Io-Dio induca in tentazione l’uomo. Dunque chiedo a te figlio mio, come posso aver detto al Padre Mio che nei cieli, di cui IO Amo di un Amore immenso ed eterno e di cui faccio parte, tu m’induci in tentazione? Io, sono Dio, Io-Padre-Spirito Santo mai ho pronunciato tali parole ….. Tu quella parola la sostituirai con questa preservaci dalle tentazioni. (tuera nos a tentationibus). Questo è un ordine, se la chiesa non ti crede non ti preoccupare, Io sono Dio, Io dispongo, delle mie cose come voglio.” 

Piccola nota a margine, qualcuno con pensieri maligni direbbe “dispotico”, ma anche con Pietro, Gesù disse le stesse cose: “posso io fare delle mie cose quelle che voglio?”. Ma la chiesa in secoli ha fatto quello che i precedenti sacerdoti ebraici hanno fatto verso Dio.

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Si evince chiaramente che Cristo non solo è adirato per quanto una parte della chiesa ha commesso contro questa stessa sua Preghiera, ma fa comprendere chiaramente che la frase Non c'indurire in tentazione è errata e Cristo pone a noi delle domande che pare strano che una chiesa nella quale ci sono stati numerosi santi, nessuno di questi abbia mai posto obbiezione, evidentemente o essi sono stati condizionati dalla chiesa stessa di quei tempi oppure per qualche ragione a me non nota Dio non ha fatto presente tale cosa.

La frase che fa riflette è:

Come posso aver detto al Padre Mio che nei cieli, di cui IO Amo di un Amore immenso ed eterno e di cui faccio parte, tu m’induci in tentazione?”

Questa frase dovrebbe profondamente far comprendere che nessuna delle due versioni proposte dagli uomini di chiesa è giusta, proprio per il fatto che Cristo essendo Figlio di Dio, non avrebbe mai potuto aver pensato quelle cose del Padre Suo, tanto meno dette; oltretutto questo Indurci e abbandonare alla tentazione è anche una bestemmia, per cui Cristo come poteva pronunciare simili parole verso il Padre Suo, non poteva! Se un uomo come tanti lo comprende, come mai un intero nucleo di chierici in 2000 anni non lo ha compreso?
Oppure devo pensare che invece qualcuno lo comprese e si fece orecchie da mercante, per infierire contro Dio?


Pater noster, Qui es in caelis, sanctificetur nomen Tuum, adveniat regnum Tuum,fiat voluntas Tua sicut in caelo et in terra. Panem nostrum quotidianum da nobis hodie et dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris; tuera nos a tentationibus, sed libera nos a malo.


Inoltre l'indurre è solo tipico di chi porta con se un induzione al peccato, e l'unico tentatore è satana, altrimenti verrebbe meno tutte le richieste che mediante moltissimi santi, ma sopratutto la stessa Madre di Dio, ha fatto in tanti secoli verso di noi, apponendosi con forza e fermezza all'azione nefasta di satana che induce alla tentazione.

Allora qualcuno si chiederà, ma nella Bibbia vi sono diversi passaggi dove Dio dispone delle cose, verso gli esseri umani. Abbiamo un esempio molto interessante quando satana su volere di Dio tenta Giobbe, il discorso è questo, Dio non è tentatore esso mette alla prova gli esseri umani, è colui che comanda tutto, e dispone di ogni cosa, ma Esso stesso si è differenziato da colui che tenta e che porta con se menzogna. Quindi Dio è un Essere che pone alla prova qualsiasi sua creatura, ma non nella tentazione perché essa gli è avversa, invece il tentatore satana, fece sua la tentazione per cui egli agisce con quello che egli ha disposizione, la tentazione o l'induzione ad essa.

In pratica la prova e la tentazione sono due aspetti della stesa medaglia.
La prova è una condizione del bene, mentre la tentazione è una coercizione, ed è solo di esclusivo appannaggio del male.

La diversità tra le due tipologie è enorme, la prova è fatta unicamente per attestare un bene, cioè per verificare che un dato soggetto o "oggetto" funzioni bene, la prova altro non è che un test, una verifica, un esame e può essere effettuata in molti modi.
Mentre la tentazione non è una prova anche se potrebbe divenirlo, in certe condizioni.

Ma la tentazione ha come presupposto, che si cerchi di convincere l'essere umano con la forza o con il sotterfugio, cioè con l'inganno, ecco perché viene detta induzione, cioè il soggetto umano viene indotto con l'astuzia e l'inganno a far qualcosa che non farebbe in condizioni diverse.

Il caso di Giobbe va letto bene e va compreso perché alla fine Dio volle provarlo mediante l'azione di satana, perché in quel caso Dio voleva che Giobbe superasse se stesso e fosse in grado di distrugge la tentazione, cioè di vincerla. Ma che Dio come Padre Eterno induca alla tentazione assolutamente no! Il Figlio suo, non avrebbe mai potuto pronunciare verso il Padre Suo questa frase, per cui si comprende che chi l'ha trascritta ha fatto un errore, ma il problema più grave fu fatto in chi, l'ha per secoli lasciata così, anche comprendendo che qualcosa in essa non andava, quindi in questo si evince malizia e sicuramente una forte azione del tentatore.

Inoltre in qualsiasi vera apparizione della Madre di Dio, Ella mai pronuncerebbe tale frase, sapendo che essa è errata, anche se potesse farlo, cosa che si sa bene che la Madre di Dio, nemmeno la recita.

La versione che Cristo propone è corretta perché dire preservaci dalla tentazioni è giusto, come segno di tutela della persona da chi agisce nella tentazione, quindi si supplica Dio di proteggerci dal tentatore e dalle sue malizie e non si arreca a Dio nessun danno, cioè non si promuove una bestemmia. Accusare Dio di essere colui che ci tenta è fare il peccato più grave in assoluto, quello contro lo Spirito Santo, per quello Gesù mi disse tu pronuncerai questo, per impedirmi di pronunciare bestemmia e io come suo emissario devo trasmetterlo a tutto il mondo, nella speranza che il mondo venendo a conoscenza di tali cose, non voglia condannarsi da solo.

Finché l'uomo non conosce la verità su un dato fatto, diciamo non fa peccato, nel senso più grave del termine, ma quando questo essere umano viene a conoscenza di tale fatto, esso deve prendere una decisione per se stesso, perché la verità gli è stata rivelata e innanzi a Dio non può più dire, io non sapevo, ora lo sa! Quindi ora conoscente la verità!

Anche se non mi crederete farete un peccato lo stesso, perché comunque sia, il Signore poi vi dirà, " ti ho inviato qualcuno che ti ha informato ma non hai creduto", per cui la condanna ricade egualmente su di te.


Sta solo a voi decidere cosa fare.