Chi
giudica non giudica mai se stesso.
L'attività
del giudicare nasce dalla necessità di dipanare la
ragione tra più contendenti, sia nel
sociale,
comportamento,
in
attività religiose,
in
quelle legali,
etc, per stabilire chi possa essere nella verità e chi invece nella
menzogna; sostanzialmente questa è l'azione del giudicante, cioè di
colui che si pone a giudice del prossimo(giudicato).
Tutti
coloro che si accingono a dare un giudizio, lo fanno sempre in virtù,
del fatto che essi stessi si estraneano dal senso del giudizio in
senso generale del termine, e giudicano il prossimo come se il loro
giudicare non ricadesse anche su di loro.
Cosa
intendo dire, ho letto recentemente alcuni scritti di S. Giovanni
della Croce e altri di S. Agostino e altri ancore di alcuni altri
santi, tra tutti questi ho intravvisto un comune denominatore, quello
di giudicare l’opera di altri soggetti che siano nella chiesa o
fuori di essa, escludendo dal loro giudizio se stessi, come se un S.
Giovani della Croce, un S. Agostino o altri fossero super-parte, come
se le loro stesse parole non potessero ricadere su loro stessi, cosa
assai sbagliata.
Qual’è
fondamentalmente la differenza che c’è tra il giudizio di un santo
umano e Dio?
La
differenza sta sostanzialmente nel fatto che il giudizio di Dio, non
solo è perfetto ma esso è un giudizio che prima guarda se stesso e
poi riflesso verso gli altri; invece il giudizio dei santi umani, è
parziale, perché non guarda mai verso se stessi ma guardano verso il
mondo, credendo che per il fatto di essere “santi” di possedere
in se stessi, la capacità di giudicare nella verità, solo
Dio possiede tale capacità, perché Egli è la verità.
Ripensando alle parole dell’angelo bambino, di cui S. Agostino non
comprese la lezione, che andava molto oltre l’aspetto il dire la
tua mente non può contenere la sapienza di Dio, ma questo richiamo
di Dio verso S. Agostino era un richiamo verso tutti i futuri santi,
profeti, teologi, ect, tutti coloro che pensando con la loro mente,
avrebbero commesso lo stesso identico errore, quello di porsi loro
stessi a giudici di altri, simili o diversi.
Dagli
scritti per esempio di Giovanni della croce, ho notato che il santo,
oltre al fatto di non porsi esso stesso, come accusato o in
obbiezione con se stesso, si riteneva intoccabile e perfetto nei suoi
giudizi, quando invece il suo discorrere era fatto unicamente per
ledere l’altrui spiritualità, per decretare con la sua mente,
quali fossero le regole da seguire per indicare dove potesse esserci
o non esserci lo spirito di Dio e anche se ci fosse stato meglio
fuggire anche da esso. Senza accorgersene Giovanni della Croce, tenta
di ridurre al silenzio lo spirito, tenta di reprime alcuni aspetti
anche di Dio, quasi da risultare esso stesso un anti-dio. Ma non
guarda mai a se stesso, non guarda mai cosa egli era, non guarda mai,
cosa Dio dava a lui, non guarda mai cosa esso provava nel suo intimo
quando Dio lo toccava, escludeva tassativamente tutte le sue
manifestazioni del divino in lui, quasi ne avesse intimamente paura;
eppure aveva l’ardire di giudicare il prossimo sempre in senso
negativo, come se solo lui era l’intoccabile, il perfetto, il
modello da guardare, il modello da tener presente per il futuro. I
suoi scritti non sono improntati per determinare un vero giudizio
perfetto, in seno alla verità di Dio, ma un giudizio imperfetto,
perché lui stesso non si metteva mai in gioco, non giudicava se
stesso, non giudicava le sue sensazioni, non metteva in pubblico
quanto a lui stesso accadeva, così fece Agostino e così fecero
altri dopo di loro, spinti dagli errori di costoro a emularli nei
pensieri e nel voler giudicare anche l’opera stessa di Dio.
Se
al tempo di S. Giovanni delle Croce ci fosse stato un Cristo vivo e
il santo avesse dovuto giudicarne la bontà o la santità se avesse
giudicato con le basi che sono arrivate a noi oggi, quel Cristo;
senza ombra di dubbio non sarebbe riuscito a passare l’esame, da
quanto rigide e rigorose sono ed erano le parole di S. Giovanni della
Croce, tanto da riuscire a scardinare anche Cristo stesso.
Questo
per dire che nel corso della storia di questa chiesa, molti profeti
e/o santi, si sono immedesimati a giudici di altri, ma non lo hanno
mai
fatto con uno spirito di vera santità, ne
di pietà, ne di quella bontà di solo appannaggio di Dio,
non lo hanno mai fatto immersi
nel pensiero
di Dio, non hanno mai pensato di attendere il pensiero di Dio, non si
sono realmente appoggiati al pensiero di Dio alla sua vera sapienza,
hanno voluto far da se ragionando con la loro mente, proprio come
fece S. Agostino che ragionava da se, e molti altri fecero lo stesso
errore, nel voler giudicare anche l’opera di Dio tra gli uomini e
stabilire
della basi così strette che neppure il Figlio di Dio poteva star
dentro. Questi loro giudizi sono diventati vere leggi di una chiesa,
che alle volte distrugge per fino se stessa, da quanto sono rigide le
loro parole, in tema di giudizio delle opere di Dio nell’uomo.
Ma
come dimostrato il giudice eterno(Dio), bai-passa sempre le opere
imperfette degli uomini che si credono perfetti e non pongono mai
interrogativi su se stessi, non si pongono mai in contraddizione con
se stessi; prima di parlare e esprimere un qualsiasi giudizio verso
qualsiasi essere umano, santo o non santo.
Le parole dell’angelo
bambino furono disarmanti verso S. Agostino, mi sarebbe piaciuto
porle anche S. Giovanni della Croce e gli avrei chiesto se secondo il
suo ardire le avrebbe ritenute valide, sono certo che il suo giudizio
sarebbe stato negativo, da quanto si sentiva arrivato e intoccabile,
tanto da porre con certezza assoluta delle basi che hanno limitato
perfino l’opera di Dio tra gli uomini, creando non pochi problemi e
restringendo così tanto il campo d’azione di Dio che senza
rendersene conto ha favorito il nemico infernale; da quanto credeva
di essere umile, ma l'umiltà gli sfuggiva. Molto spesso nei soggetti
che si credono già grandi, già santi e sanno in loro stessi cosa li
spetta anche se dicono al mondo, alla chiesa e a se stessi di non
meritare tanto, ma nel loro intimo sanno, cosa gli spetta, sapendo
che avendo fatto tutto o tanto in loro possesso avrebbero comunque
sia ottenuto qualcosa, è questo il problema di costoro. Non si può
giudicare il prossimo senza prendersi dentro in prima persona e non
si può criticare senza guardare se stessi, prima si guardi se stessi
e se ti rimane ancora fiato potrai criticare e giudicare il prossimo.
Solo Dio può parlare a tal proposito perché l’uomo per quanto si
dica bravo, buono o perfetto, rimane sempre imperfetto in ogni suo
pensiero ed azione e ogni suo giudizio è fallace, specie quando
tenta di dipanare le cose che non gli appartengono, quali quelle che
sono di pertinenza unica di Dio, cioè lo spirito. Quando gli uomini
che si credono santi, e si ergono a tali, vogliono decidere per Dio
e stabilire cosa lo spirito possa o non possa fare, attenzione perché
satana è molto ma molto vicino e nessun uomo neppure il più santo
tra di essi può competere con lui, Solo il Cristo di Dio che fu, è,
sarà, Dio poté e potrà farlo. Un uomo per quanto lo crediamo
santo, ma se i suoi scritti sono privi, della logica di Dio che è un
armonia del creato, non possono essere presi in considerazione perché
lo Spirito va oltre ogni nostra più piccola immaginazione e si posa
dove egli vuole, quando e come vuole, dovrebbe l’uomo essere più
umile nel considerare le opere di Dio. Invece trovo sempre tanta
arroganza anche negli uomini, specie quelli di Chiesa, che vorrebbero
giudicare l’opera di Dio e limitarla alla piccola mente umana, che
crede di essere grande.
Cosa ci insegnò Cristo, chi è in alto scenda in basso e si faccia suo servo.
Non imbrigliamo Dio, dentro mura, gabbie ed ostacoli, lo spirito va dove si posa e non chiede permesso di agire a nessuno.