lunedì 25 maggio 2015

Peccato generazionale.

Peccato generazionale.

Giovanni 9,2-3

""2 e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». 3 Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.""

Penso che una parola definitiva su questo discorso dei peccati generazionali la dà Gesù in questo passo di Giovanni

Si parla del cieco nato, come si sa bene, i discepoli ovviamente chiedono chi avesse peccato perché fosse cieco, pensando che la cecità fosse derivata da un evento peccaminoso  proprio o dei genitori … ma Gesù risponde : “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.”

Dice che nessuno ha peccato, cioè ne lui ne i suoi genitori, ma che la cecità è stata voluta da Dio, per una ragione diversa dal peccato.

La frase nel suo insieme fa capire bene tutto il discorso che Dio riporta in altri passi dell’ A.T. e che qui Gesù senza riportare direttamente le medesime parole sottolinea egualmente mediante sia la domanda degli stessi apostoli che la sua.

Per i discepoli è connaturato che i peccati sono generati dal peccato proprio o di antenati, Gesù per altro non li richiama dicendo che ciò è errato, anzi non dice nulla a tal proposito, avrebbe potuto dir qualcosa se fosse stato contrario ed invece dice, solo che in quel caso specifico, il cieco nato era così perché non fu il peccato a crear quel problema ma che Dio volle così, per un motivo ben diverso. Questo fa capire che il peccato personale e anche dei genitori o antenati può perpetrarsi nelle generazioni future, e ricadere per tanto sui figli. Gesù sa che in questo caso specifico ne il cieco, ne i genitori avevano commesso peccato.

La conseguenza ovvia di questo discorso che non sempre sono i peccati personali o generazionali, a creare il danno fisico, ma può intervenire una volontà superiore per un volere diverso e non generato dal peccato. Ma questo sottolinea che esiste il peccato generazionale, proprio la risposta di Gesù lo identifica.. “Né lui ha peccato né i suoi genitori” ma non esclude che in altri casi effettivamente la malattia può essere cagionata dal peccato personale e generazionale.

Esodo 20:5

“Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano,”

Esodo 34:7

“che conserva la sua bontà fino alla millesima generazione, che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente; che punisce l'iniquità dei padri sopra i figli e sopra i figli dei figli, fino alla terza e alla quarta generazione!»”

Dio dice che la punizione cade su chi lo odia, cioè su chi lo disprezza e su chi lo bestemmia, perché la bestemmia è una forma di disprezzo, ma da un monito e un comando preciso, che perdura fino alla fine del mondo ….. punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione” punisce l’iniquo, il peccatore soprattutto quello che agisce contro Dio, cioè chi odia Dio e la sua opera e tramanda il peccato da padre in figlio fino alla 3-4 generazione..

Gesù non contraddice per nulla le parole del Padre Suo, anzi il passo di Giovanni, le convalida.
D'altronde come può Gesù contraddire l’opera del Padre Suo, se è Lui che lo manda? Non può! Può invece specificare meglio e correggere gli errori fatti dalle generazioni passate, nell’interpretazione della parola o nella sua riscrittura.

Questa parabola  è molto significativa:

Luca 16,19-31

19 C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. 20 Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, 21 bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. 22 Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.23 Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. 24 Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. 25 Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. 26 Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. 27 E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, 28 perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. 29 Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. 30 E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. 31 Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».

Quindi se le generazioni  dei figli non si ravvedono e non conducono una vita santa o di pentimento, anch’essi perpetreranno sia ai loro danni,  i propri e i peccati dei loro padri, aumentando il numero di generazioni e il numero delle generazioni non sarà più 3-4 ma potrebbe arrivare a tempi indefiniti. Quindi chiedere perdono dei peccati dei padri è una buona pratica, specie perché è una pratica di pietà, non solo verso i propri antenati, ma anche verso se stessi.
I peccati dei padri possono ricadere suoi figli dei figli, ecc, le conseguenze possono essere imprevedibili.

Ma il passo specifica bene che non tutti le malattie provengono da peccati dei genitori, ma alcuni anche sono volontà di Dio, per motivi di Dio ed essi servono per Dio.

Specifichiamo qui Gesù non parla di mali ma di peccati,  e fa capire che queste malattie, e non peccati possono essere prodotte da Dio, senza che la persona abbia commesso peccato, quindi non tutte le malattia sono opera derivata da un azione maligna, talune vengo da un azione o opera di Dio. Facendo in questo una netta distinzione tra opera maligna e opera di salvezza per altro scopo. Quindi la malattia può essere prodotta da due azioni una maligna propria del peccato prodotto dall’uomo e una benigna prodotta dall’azione di Dio, per ragioni che sfuggono alla volontà dell’uomo, per glorificare Dio.

In ciò però si denota come la malattia e non il peccato in questo caso fa uso di tecnologia se vogliamo dir così, perché per essere malattia senza peccato si opera sull’uomo un cambiamento temporaneo a livello molecolare e genico che colpisce non tutto il corpo ma solo una zona del corpo, come nel caso del cieco nato, che non vede solo, quindi in quell’ambito degli occhi gli viene tolta la vista, ma il danno non è permanente ma reversibile, e anche a tempo, il fatto nella sua specificità e particolarità pare essere stato programmato all’inizio dei tempo perché accada in quel mondo e in quel tempo, questo sottolinea che Dio aveva predeterminato quell’evento lo aveva voluto così e lo aveva immaginato, pensato e reso concreto così.

Quindi questa semplice riga racconta in modo molto preciso, e dettagliato, una storia che ha il suo sviluppo prima della creazione, e questo fa capire ancora una volta che Dio ha predeterminato tutto e che inserisce nel mondo in terminati tempi e contesti degli elementi, che escono dalla logica umana, dalle sue libertà, questo fa capire che ognuno di noi nasce no per caso, ma per un disegno preciso, e che le nostre vite devono compiere delle precise opere, ma come in questo passo, non tutti nascono per fare delle opere e non tutti sono partecipi di queste.

Qualcuno mi ha fatto osservare in Ezechiele 18, pare che Dio in sostanza dice che le colpe le paga solo chi le ha fatte, ma questo lo sappiamo già è anche giusto che sia così. 

Dio porta i vari casi, sono le varie condizioni di peccato …anche se ne manca una.

Piccola sintesi. 
Ezechiele 18
1.      Il giusto che segue i comandi di Dio non morirà in eterno, ma anzi sarà salvato.
2.      Il figlio commette peccato sarà condannato, mentre il padre che non commette peccato no.
3.      Il padre che ha commesso peccato, mentre il figlio no, il figlio non paga le colpe del padre.
4.      Ma il padre che ha commesso peccato morirà.

19 Dio:”Voi dite: Perché il figlio non sconta l'iniquità del padre? Perché il figlio ha agito secondo giustizia e rettitudine, ha osservato tutti i miei comandamenti e li ha messi in pratica, perciò egli vivrà.

Questo punto è molto significativo …

Cosa sta ad indicare questo discorso che Dio fa agli israeliti … indica come dice, che se un figlio non commette peccato come quello del padre(genitore), esso vivrà e sarà salvato. 

Ma qui Dio non dice che se il figlio commette peccato come quello del Padre cosa accade!? 

Forse il problema sta in questo, il peccato è perpetrato di genitore in figlio.
Allora il peccato generazionale è dovuto a questo, Il figlio continua a perpetrare il peccato del (genitore) perchè il figlio non ha la capacità di ribellarsi al peccato che il genitore insegna a lui con il suo esempio, quindi se il Padre insegna al figlio un peccato e il figlio non si ribella a questo e non si converte per la sua salvezza, ovviamente il figlio perpetra il peccato del genitore alla sua discendenza, per cui è spiegato il senso del peccato che si tramanda, ma in realtà non si tramanda, è il comportamento errato dei genitori, che insegnano o non insegnano la parola di Dio, per cui i figli continuano a commettere i peccati dei genitori, fino a che un figlio non corregge se stesso, prima o poi accade, allora quello che le generazioni precedenti hanno commesso, ricade sulle generazioni precedenti, ma non su quel figlio che si è corretto. 

Forse è inteso in questo il vecchio comando che i peccati dei padri ricadono sui figli, perchè in realtà i figli non farebbero nulla per reagire al peccato del primo genitore, in realtà non c'è trasmissione del peccato in senso spirituale dal genitore al figlio, ma c'è perpetrazione volontaria del peccato, dovuta a insegnamento errato o non insegnamento della parola del Signore. 

In sostanza dice questo, se il genitore non insegna al figlio la legge di Dio e ne segue i suoi comandi, il figlio che ha appreso una legge errata o nessuna legge, potrà 1) o corregge egli stesso l'errore del genitore e si salva; 2)o egli stesso perisce come il padre, e tramanda l'errore al figlio, il quale potrà ripetere su se stesso la stessa cosa del genitore, perchè per sua volontà non ha voluto correggere se stesso. 

Però il peccato del Padre non ricade sul figlio, ma l'erroneo insegnamento si, è questo che determina la possibilità che il figlio perpetri gli stessi errori alla sua discendeza. 

Quindi il peccato generazionale esiste solo perchè  è un peccato ad azione diretta e non indieretta.


24 Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette l'iniquità e agisce secondo tutti gli abomini che l'empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà.

Come si confà questa parola con la Parola di Gesù?

""2 e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitoriperché egli nascesse cieco?». 3 Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.""

Semplicemente si deve dire che non c'è la caduta dei peccati dei genitori suoi figli, ma siccome in questo particolare caso, Dio non dice cosa avviene ad un figlio che commette peccato come quello del Padre ! Quindi non specifica nulla in questo caso.... e non dice nulla nemmeno se il primo genitore, perpetra il suo peccato, o il suo errore verso il figlio, e figlio del figlio...non dice nulla nemmeno in questo caso...

Però seguendo la logica di Dio dovremo dire che l'ultimo figlio, non ricade su di esso nulla di quello che i precedenti genitori hanno commesso. Quindi se un figlio si redime, solo lui sarà salvo, ma non la generazione precedente; il fatto di stabilire fino alla 3-4 generazione era un modo di dire, perchè Dio sapeva bene che oltre quella soglia temporale i figli dei figli dei figli non andavamno perpetrando l'errore, per cui vi era un massimo stabilitò oltre il quale un dato figlio di una data genealogia, correggeva se stesso, quindi interrompeva la sequenza di errori perpetrati dai padri. Quindi non è il peccato che i figli portano con se, ma l'errore che i padri fanno continuamente, che si tramanda. 

Esempio un genitore ladro, insegna al figlio di essere ladro, se questo non cambia insegnerà ai figli di essere ladri e così via...

Però in quel che dice Gesù, fa capire che non esiste solo la perpetrazione dell'errore ma anche che un male potrebbe essere prodotto come detto sopra da un evento che è fuori dall'errore. Il fatto però che non abbia detto nulla agli apostoli e non li abbia corretti su questo punto, del peccato, forse perchè è riferito al peccato-errore perpetrato da genitore a genitore.(non possiamo esserne certi che Gesù non abbia detto nulla, perchè potrebbe averlo detto e gli apostoli non lo hanno inteso/compreso, per cui potrebbero non averlo scritto)  

Quindi il peccato generazionale esiste ma è di tipo perpetrativo e non di tipo peccaminoso. 

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