domenica 29 giugno 2014

Miracoli e santità!


Chi può fare i miracoli?

Ce lo dice Gesù! Con l’espressione farete miracoli più grandi dei miei. (Gv 14, 12) (cf. Mt 14, 36) Senza di me non potete far nulla(Gv 15, 5)
 Chi crede in me farà anch'egli le opere che io faccio; ne farà, anzi, di più grandi, subito ha aggiunto: perché vado al Padre e qualunque cosa chiederete in nome mio la farò (Gv 14, 12-14) Chi mi ama, osserva i miei comandamenti (Gv 14, 21) Chi crede in me anche se è morto vivrà (Gv 11, 25); chi dunque non vive è senz'altro perché non crede. 

Questa espressione sta ad indicare due aspetti, il primo indica che Gesù stesso ammette ce ci saranno esseri umani che potranno fare miracoli maggiori dei suoi, però inteso come nel momento della sua esistenza reale, sulla terra, non come figlio di Dio al fianco del Padre. Inoltre parla anche de fatto che egli permetterà più grandi miracoli solo se il cristiano permetterà a Gesù di usare se stesso per attuare il miracolo, ciò significa che sarà sempre Cristo a fare il miracolo anche se mediante il credente. Secondo fa capire che chi fa i miracoli non sono i morti , ma bensì i vivi, infatti se guardiamo bene, sta parlando agli apostoli e ai loro successori e a tutti gli esseri umani, non parla ai futuri defunti, ma a coloro che sono vivi, e questo fa capire chiaramente l’intendimento di Gesù, che dice ai noi vivi, che faremo miracoli maggiori dei suoi. Ma ciò ha un risvolto preciso, Egli in fatti con questa espressione ci dice che sono i vivi che fanno i miracoli non i morti. Inoltre notiamo che la differenza tra noi e Gesù è enorme egli può affermare ciò in virtù del fatto che Egli è figlio di Dio e Dio con Dio, in questo parlare si specifica e differenzia, delle due nature, quella umana senza potere, e quella divina con potere. Per Gesù è niente fare miracoli grandiosi, avrebbe potuto dar sfoggio del suo potere, ma non lo fece per altre ragioni, non voleva essere riconosciuto totalmente, ma questo è un altro discorso. In questo però si comprende che solo gli esseri vivi, possono condurre a loro un potere, mentre gli esseri morti non posseggono potere, perché finché si è vivi, Dio transita mediante noi sfruttando l’anima ed esercita mediante essa il suo potere, infatti Gesù lo fa capire ciò, in diverse situazioni, con Pietro quando esso afferma che Gesù è il figlio di Dio, e Gesù gli risponde che quanto affermato non veniva da lui, ma da Dio stesso, perché Pietro non poteva conoscere la verità su Gesù, non la conteneva in se, per cui solo un suggerimento di Dio poteva farlo parlare in quel modo. Ma anche in altre occasioni ci fa capire che noi siamo ricettacolo della potenza di Dio fintanto che siamo vivi. Si perché dopo la morte, l’unico a far miracoli e Dio stesso, essendo egli un essere vivente nel invisibile, noi invece ritorniamo alla dimensione del Padre eterno e rientriamo nella sua grazia, per cui non abbiamo più la possibilità di gestire con volontà nostra la grazia di Dio, infatti Gesù anche in questo lo fa capire, dicendo” che ciò che toglieremo sarà tolto e ciò che non toglierlo non sarà tolto”. Quindi ci dice, che fintanto che siamo vivi, carnalmente abbiamo la possibilità di decidere se fare una grazia o no. Mentre quando non siamo più vivi, carnalmente questa possibilità non sussiste più, perché ritorniamo nelle braccia del Padre e ci uniformiamo alla sua potenza, cioè rientriamo come esseri a far parte d Dio stesso. E questo significa che l’anima non ha più una volontà autonoma come quando si è in vita, ma rientra nella logica divina per cui essa fa esattamente quello che il creatore gli ordina di fare, ed è il creatore che in realtà direttamente gestendo quell’anima agisce e non più per volontà dell’anima, ma è Lui stesso che fa, per sua volontà. L’anima una volta tornata al Padre non ha più una sua volontà, per cui non è più l’anima a fare il miracolo, ma è Dio stesso a farlo.
Per cui solo il soggetto vivo può fare o non fare miracolo, cioè può gestire se condurre al soggetto la grazia di Dio; ricorderò sempre, che la potenza di Dio non è, di appannaggio umano, ma è solo in suo potere, e lo fa capire Gesù ancora un volta, quando rimprovera gli apostoli di aver impedito all’esorcista estraneo di praticare la grazia in Gesù stesso.Giovanni rispose a Gesù dicendo: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri". 39 Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.” questa espressione indica esattamente che il potere non è di appannaggio umano, ma viene da Dio, perché noi possiamo solo decidere se far passare mediante noi la grazia santificante che viene da Dio, ma non possiamo gestirla, possiamo assolvere in nome di Cristo, ma anche potremo decidere di non farlo e di privare della grazia, chiunque desideriamo, però naturalmente anche in ciò c’è una giustizia, perché il fatto stesso che Gesù ci conceda di dare o non dare la grazia di Dio, fa capire che egli ci pone noi stessi in contraddizione e questo per chi ha possibilità di dare la grazia, è un banco di prova, come dire siete voi, veramente coscienti nel dare o nel non dare la grazia di Dio a chi ne avesse bisogno? Attenzione in quella espressione Gesù in breve ci fa capire che il dare o non dare la grazia, può avere un doppio aspetto, ci sta in sostanza dicendo che ci prova, egli testa la nostra fede prima di tutto, non tanto il fatto di dare o non dare, è come dire chi siamo noi per decidere a chi dare o a chi non dare!?.
Quindi Gesù ci dice che solo i vivi possono fare miracoli, ma non li può fare uno che vivo non è più, a meno che questo essere vivo non diventi un vivente, come è Gesù stesso o Dio stesso!
Si perché per divenire vivente, bisogna risorgere cioè tornare allo stato originale precedente, che vi era prima della morte, ma anche cambiare la propria natura e tornare alla natura originale, che è sia materiale che spirituale nello stesso momento, cioè assumere in se il potere di Dio, e divenire Dio. Solo gli esseri viventi possono gestire un potere proprio, non gli esseri mortali. Il vivente è colui che vive in eterno, il vivo è colui che vive la propria esistenza in arco di tempo determinato e poi cessa la sua vita. Fintanto che l’anima rimane nel corpo, l’essere umano, può beneficiare della presenza indiretta di Dio, perché è l’anima che conduce a noi Dio e il suo potere, per cui, fintanto che l’essere umano è vivo, può fare miracoli, quando l’anima torna al suo creatore, non è più essa a farli, ma il creatore stesso direttamente, se altre anime non fossero disponibili.
Quindi la santità non si manifesta, quando il soggetto è morto, ma quando il soggetto è vivo, perché il miracolo lo fa il vivo e non il morto!
Al massimo l’anima del morto, prega Dio, per il vivo, ma sarà sempre e solo Dio che esercita il potere sul vivo, non mediante l’anima del defunto.
La santità di un soggetto si acquista fintanto che il soggetto è vivo, non si acquista quando il soggetto non è più vivo, è la vita del soggetto vivo, che conduce a se il potere di Dio. Dobbiamo sempre tenere presente che l’anima è il soffio divino, cioè una parte di Dio stesso, per cui quando l’anima torna , se torna a Dio, essa ritorna a far parte della matrice, si rifonde con Dio, e non è più essa ad agire con la sua volontà propria, ma è Dio che agisce.
Ripeto è Gesù che dice agli apostoli che avrebbero fatto miracoli più grandi dei suoi …. ma Gesù parla da vivo, per i vivi, non per i morti!
Anche la frase che dice lasciate che i morti seppelliscano i loro morti sta indicare che la vita terrena materiale è mortale, cioè finisce; Gesù dice con questa curiosa espressione, che noi ci riteniamo vivi, in realtà siamo morti, perché il nostro vivere, è determinato dalla fine di ogni cosa. Noi non siamo viventi, ma solo vivi, fintanto che la vita è in noi(cioè l'anima), poi diveniamo morti, per cui l’espressione di Gesù è coerente con il fatto che noi siamo in sostanza esser morti, cioè carnali non siamo essere eterni cioè viventi in eterno, la vita così come la conosciamo è in realtà una forma di morte, perché ogni sostanza organica si distrugge nel corso di questa vita apparentemente viva.
In conclusione, Gesù stesso dice che in stato di vita terrena, l’uomo può fare miracoli ma sempre sotto il potere di Dio; che l’uomo può gestire con la propria volontà se fare ed elargire le grazie di Dio e se perdonare altri suoi simili.



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