Senza
meriti, non si guadagna il Regno dei cieli.
Parabola
dei due figli
Gesù disse ai capi dei sacerdoti e
agli anziani del popolo….«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al
primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna. 29Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò.30Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso.
Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò.31Chi dei due ha compiuto la volontà del
padre?». Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I
pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32E' venuto a voi Giovanni nella via della
giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli
hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete
nemmeno pentiti per credergli.
Questa parabola Gesù
cosa ci vuole far capire?
Intanto a chi fa riferimento
questa parabola? Lo dice in alto chiaramente, ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo… quindi parla a
loro…. Questo è molto importante perché fa capire a chi rivolge la parabola,
che non è per tutti, ma per coloro che governano, sia il popolo che la chiesa
nel nostro caso.
Due soggetti, uno dice che va
, ma poi non va; l’altro non vorrebbe andarci, ma poi va…
Gesù chiede ai sacerdoti e gli anziani : “Chi dei due ha
compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo».”
La risposta di Gesù è una
condanna e un rimprovero, verso la classe sacerdotale e i governanti, gli dice
in pratica che costoro pur conoscendo la verità e avendola vista con mano, fanno
di tutto pur di opporsi a chi ha portato loro la verità e non si pentono
nemmeno, perché essi si ergono a giudici degli altri, pensando che essendo essi
stessi sacerdoti credono di avere la vita eterna nelle loro mani e di riceverla
senza merito, solo per il fatto di essere tali. Invece Gesù fa capire ad essi che
non è così, dicendo, che, sia le prostitute che i pubblicani, hanno più meriti
di loro, perché hanno riconosciuto un profeta, per le sole parole che egli ha
detto.
Quindi Gesù richiama in sostanza
i chi governa, perché la parabola non vale tanto per il tempo presente di
quando Egli l’ha enunciata, ma per il tempo futuro, cioè per coloro che
governeranno la chiesa, e in pratica li avverte, dicendo che non pensino di
aver la vita eterna solo perché sono i capi o gli anziani, ma che devono
riconoscere chi il Signore manda loro, e non far il contrario, perché
altrimenti gente ben meno meritevole gli passerà davanti nel regno dei cieli….
Questo fa capire che non conta molto chi sei, sulla terra, valgono i meriti che
acquisti per il regno dei cieli, cioè il tesoro che accumuli.
In breve nessun sacerdote deve
pensare di aver la salvezza solo per il fatto di essere tale, o perché gli sia
dovuta, perché così non è! Senza meriti non si va da nessuna parte.