Giovanni 9,2-3
""2 e
i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì,
chi ha peccato, lui o i suoi genitori,
perché egli nascesse cieco?». 3 Rispose Gesù:
«Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in
lui le opere di Dio.""
Penso
che una parola definitiva su questo discorso dei peccati generazionali la dà
Gesù in questo passo di Giovanni
Si
parla del cieco nato, come si sa bene, i discepoli ovviamente chiedono chi
avesse peccato perché fosse cieco, pensando che la cecità fosse derivata da un
evento peccaminoso proprio o dei
genitori … ma Gesù risponde : “Né
lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.”
Dice
che nessuno ha peccato, cioè ne lui ne i suoi genitori, ma che la cecità è
stata voluta da Dio, per una ragione diversa dal peccato.
La
frase nel suo insieme fa capire bene tutto il discorso che Dio riporta in altri
passi dell’ A.T. e che qui Gesù senza riportare direttamente le medesime parole
sottolinea egualmente mediante sia la domanda degli stessi apostoli che la sua.
Per i
discepoli è connaturato che i peccati sono generati dal peccato proprio o di
antenati, Gesù per altro non li richiama dicendo che ciò è errato, anzi non
dice nulla a tal proposito, avrebbe potuto dir qualcosa se fosse stato
contrario ed invece dice, solo che in quel caso specifico, il cieco nato era
così perché non fu il peccato a crear quel problema ma che Dio volle così, per
un motivo ben diverso. Questo fa capire che il peccato personale e anche dei
genitori o antenati può perpetrarsi nelle generazioni future, e ricadere per
tanto sui figli. Gesù sa che in questo caso specifico ne il cieco, ne i
genitori avevano commesso peccato.
La
conseguenza ovvia di questo discorso che non sempre sono i peccati personali o
generazionali, a creare il danno fisico, ma può intervenire una volontà
superiore per un volere diverso e non generato dal peccato. Ma questo
sottolinea che esiste il peccato generazionale, proprio la risposta di Gesù lo
identifica.. “Né lui ha peccato né i
suoi genitori” ma non esclude che in altri casi effettivamente la
malattia può essere cagionata dal peccato personale e generazionale.
Esodo 20:5
“Non
ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo
Dio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino
alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano,”
Esodo 34:7
“che
conserva la sua bontà fino alla millesima generazione, che perdona l'iniquità,
la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente; che
punisce l'iniquità dei padri sopra i figli e sopra i figli dei figli, fino alla
terza e alla quarta generazione!»”
Dio
dice che la punizione cade su chi lo odia, cioè su chi lo disprezza e su chi lo
bestemmia, perché la bestemmia è una forma di disprezzo, ma da un monito e un
comando preciso, che perdura fino alla fine del mondo ….. “punisco l'iniquità dei padri
sui figli fino alla terza e alla quarta generazione” punisce
l’iniquo, il peccatore soprattutto quello che agisce contro Dio, cioè chi odia
Dio e la sua opera e tramanda il peccato da padre in figlio fino alla 3-4
generazione..
Gesù
non contraddice per nulla le parole del Padre Suo, anzi il passo di Giovanni,
le convalida.
D'altronde
come può Gesù contraddire l’opera del Padre Suo, se è Lui che lo manda? Non
può! Può invece specificare meglio e correggere gli errori fatti dalle
generazioni passate, nell’interpretazione della parola o nella sua riscrittura.
Questa
parabola è molto significativa:
Luca 16,19-31
19 C'era
un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava
lautamente. 20 Un
mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, 21 bramoso di
sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a
leccare le sue piaghe. 22 Un
giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche
il ricco e fu sepolto.23 Stando nell'inferno tra i
tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. 24 Allora
gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere
nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi
tortura. 25 Ma
Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita
e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo
ai tormenti. 26 Per
di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono
passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. 27 E quegli
replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, 28 perché ho
cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di
tormento. 29 Ma
Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. 30 E lui: No,
padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. 31 Abramo
rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai
morti saranno persuasi».
Quindi
se le generazioni dei figli non si
ravvedono e non conducono una vita santa o di pentimento, anch’essi
perpetreranno sia ai loro danni, i
propri e i peccati dei loro padri, aumentando il numero di generazioni e il
numero delle generazioni non sarà più 3-4 ma potrebbe arrivare a tempi
indefiniti. Quindi chiedere perdono dei peccati dei padri è una buona pratica,
specie perché è una pratica di pietà, non solo verso i propri antenati, ma
anche verso se stessi.
I
peccati dei padri possono ricadere suoi figli dei figli, ecc, le conseguenze
possono essere imprevedibili.
Ma
il passo specifica bene che non tutti le malattie provengono da peccati dei
genitori, ma alcuni anche sono volontà di Dio, per motivi di Dio ed essi
servono per Dio.
Specifichiamo
qui Gesù non parla di mali ma di peccati, e fa capire che queste malattie, e non peccati
possono essere prodotte da Dio, senza che la persona abbia commesso peccato,
quindi non tutte le malattia sono opera derivata da un azione maligna, talune
vengo da un azione o opera di Dio. Facendo in questo una netta distinzione tra
opera maligna e opera di salvezza per altro scopo. Quindi la malattia può
essere prodotta da due azioni una maligna propria del peccato prodotto dall’uomo
e una benigna prodotta dall’azione di Dio, per ragioni che sfuggono alla
volontà dell’uomo, per glorificare Dio.
In
ciò però si denota come la malattia e non il peccato in questo caso fa uso di
tecnologia se vogliamo dir così, perché per essere malattia senza peccato si
opera sull’uomo un cambiamento temporaneo a livello molecolare e genico che
colpisce non tutto il corpo ma solo una zona del corpo, come nel caso del cieco
nato, che non vede solo, quindi in quell’ambito degli occhi gli viene tolta la
vista, ma il danno non è permanente ma reversibile, e anche a tempo, il fatto
nella sua specificità e particolarità pare essere stato programmato all’inizio
dei tempo perché accada in quel mondo e in quel tempo, questo sottolinea che
Dio aveva predeterminato quell’evento lo aveva voluto così e lo aveva
immaginato, pensato e reso concreto così.
Quindi
questa semplice riga racconta in modo molto preciso, e dettagliato, una storia
che ha il suo sviluppo prima della creazione, e questo fa capire ancora una
volta che Dio ha predeterminato tutto e che inserisce nel mondo in terminati
tempi e contesti degli elementi, che escono dalla logica umana, dalle sue
libertà, questo fa capire che ognuno di noi nasce no per caso, ma per un disegno
preciso, e che le nostre vite devono compiere delle precise opere, ma come in
questo passo, non tutti nascono per fare delle opere e non tutti sono partecipi
di queste.
Qualcuno mi ha fatto osservare in Ezechiele 18, pare che Dio in sostanza dice che le colpe le paga solo chi le ha fatte, ma questo lo sappiamo già è anche giusto che sia così.
Qualcuno mi ha fatto osservare in Ezechiele 18, pare che Dio in sostanza dice che le colpe le paga solo chi le ha fatte, ma questo lo sappiamo già è anche giusto che sia così.