mercoledì 27 maggio 2015

Verso la santità o la dannazione!

Verso la santità o la dannazione!

Tutti credono che  un uomo quando viene preso da Dio rimanga perfetto per il resto della sua vita, ahimè devo dissentire a tal proposito, dovete sapere cari fratelli, che non solo gli atei o i pagani o i laici sono presi dal maligno, ma anche coloro che sono sulla strada della santità, anzi coloro che sono su questa strada sono di molto più tentati di voi, che non siete stati toccati dallo Spirito Santo. Per cui un essere umano che viene preso da Dio e fatto suo apostolo/a può essere toccato dal maligno tanto quanto un qualsiasi altro essere umano, non pensiate che costoro sono immuni, anzi su di loro il maligno si accanisce con più forza, con più determinazione, e se non tengo alto il vessillo di Cristo essi possono cadere anche nelle sue mani. Spesso coloro che pensano di essere ripieni di Spirito Santo, sono vuoti di esso e spesso sono pieni di se stessi, se essi non rimangono in umiltà e non portano la loro croce, allontanando giorno per giorno il male da essi, cadranno nell’errore e anche le loro parole potrebbe non essere giuste.  

Tutti i santi, sono passati per questo mondo, tutti sono stati tentati come lo fu Nostro Signore, così lo saranno tutti, nessuno escluso, dal più piccolo al più grande, anzi il più grande di più, più un uomo è ripieno di sapienza più esso è facile a cadere, più è grande la sua cultura più esso è tentato di dominare gli altri, più è grande la sua dialettica maggiori onori otterrà, ma minore sarà la sua dote santificante, ad eccezion fatta di Nostro Signore Vero Dio. Coloro che si apprestano ad essere e voler essere santi, se non si tengono stratta l’umiltà, essi cadranno e da santi potrebbe diventare diavoli. Anche i santi se non badano alla loro integrità generale, possono divenire casa del maligno, ed anche costoro pensando di dire cose giuste possono dire cose non giuste, ma il maligno in questo caso è estremamente astuto, tanto da celare la sua identità in loro, ai loro fratelli. Non sempre un uomo di fede santa, che si dica tale, scrive di santità e per bocca dello Spirito Santo, spesso costoro scrivono i loro pensieri senza distinzione tra se e lo Spirito Santo.

Un uomo di grande fede santa, per essere rapito costantemente dallo Spirito Santo, scrivere e dire cose in virtù dello stesso, dovrebbe essere della stessa natura dello Stesso, come lo fu Cristo Gesù. Per cui un sant’uomo, è preso dallo Spirito Santo solo quando lo Spirito del Signore è in lui per la sua elevata purezza, ma se essa in uomo santo viene a mancare anche lo Spirito Santo viene meno.

Può un santo dannarsi?
Si lo può! Proprio perché un santo è così vicino alla santità di Dio, che esso viene maggiormente tentato, ed esso potrebbe divenir preda del maligno. Se un uomo cresce in una casa con buona educazione ma esso dopo esser divenuto spiritualmente di Cristo, esso può rinnegare Cristo e divenire parte del suo oppositore. Se esso non si corregge o se nessuno lo corregge, egli perirà!

Può un uomo santo parlare o scrivere come un santo, ma non con parole dello Spirito Santo?
Si, lo può! Spesso i ragionamenti umani scritti da menti eccelse, possono avvicinarsi a un qualcosa che rassomiglia alla santità, ma che non è voce dello Spirito Santo!  

Tutto quello che dice un santo proviene dallo Spirito Santo?  Si e No!

Si, se l’uomo “santo” è in perfetta armonia con Dio, ed è in perfetto stato di grazia; ma nessun uomo eccetto Cristo  e sua Madre fu e sarà in questo stato.

No, Non sempre le parole di uomo “ santo” vengono dallo Spirito Santo, spesso sono pensieri dell’uomo.

Può un uomo santo, cambiare la sua opinione nel corso della sua vita mortale?
Si, lo può! Ma ciò, dimostra la non presenza dello Spirito Santo, ma anche la presenza dello Spirito Santo prima o dopo il suo cambiamento.

Può un uomo santo, contraddire un suo pari?
No, non lo può! Perché se entrambi hanno lo Spirito Santo, entrambi dicono le medesime cose. E se dicono cose difformi, uno dei due non ha lo Spirito Santo!

Dalla parole si può evincere la presenza dello Spirito Santo?  Si e No!

Si, perché il suo parlare è conforme al modo di parlare di Cristo stesso.
E se il suo parlare è difforme dal parlare di Cristo stesso? Si può pensare che non è Cristo mediante di esso a parlare. Solitamente il maligno usa modi eccessivi, tenta di superare senza nemmeno accorgersene Dio stesso. Un vero uomo santo parla da santo, cioè come parlò Cristo!

No, perché la parola non è sufficiente per stabilire, la santità di un soggetto, servono le opere, cioè i miracoli.   E nessun uomo santificato, ha superato Cristo con la sua auto-risurrezione!

Un “santo” se non soffre, ha lo Spirito Santo?

Si, può benissimo avere lo Spirito Santo un uomo che non soffre, ma la sofferenza è necessaria per ottenere maggiori grazie.  Come lo fu al tempo degli Apostoli, che pur essendo perseguitati avevano con se lo Spirito Santo, la persecuzione rafforzò maggiormente la loro fede e il loro credo nel Signore. 

lunedì 25 maggio 2015

Tenete i vostri occhi lontano dal peccato!

 Gesù: “Il cuore non pecca se l’occhio non vede”

Cari figli, Vi ho sempre detto che il peccato viene dal cuore dell’uomo, ma vedo che voi non volete capire le mie parole,  leggete ma senza meditare e senza  viverle, a cosa serve che io vi abbia lasciato una parola  per il vostro bene quando vedo che leggete e non mettete in pratica giorno per giorno gli insegnamenti?
Ma vi dico di più, per farsì che il vostro cuore non sia preso dal male, dovete tener lontano dai vostri occhi tutto quello che può produrre male, prima che arrivi al cuore il peccato passa dall’occhio, esso è la porta al peccato, ciò che il vostro occhio vede, assimila e anche se non lo volete nel momento in cui vedete, giorno dopo giorno quell’immagine, quell’evento, quel simbolo, esso si fissa in voi, e crea turbamento, fino al punto da generare desiderio che porta inesorabilmente al peccato. Quindi cari figli tenete lontano da voi tutto ciò che induce l’occhio e poi il cuore a peccare.

Lontano da voi ogni cosa produca peccato.

Infatti figli, un cieco alla nascita pecca meno di un vedente.


Messaggio 25 maggio 2015

Peccato generazionale.

Peccato generazionale.

Giovanni 9,2-3

""2 e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». 3 Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.""

Penso che una parola definitiva su questo discorso dei peccati generazionali la dà Gesù in questo passo di Giovanni

Si parla del cieco nato, come si sa bene, i discepoli ovviamente chiedono chi avesse peccato perché fosse cieco, pensando che la cecità fosse derivata da un evento peccaminoso  proprio o dei genitori … ma Gesù risponde : “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.”

Dice che nessuno ha peccato, cioè ne lui ne i suoi genitori, ma che la cecità è stata voluta da Dio, per una ragione diversa dal peccato.

La frase nel suo insieme fa capire bene tutto il discorso che Dio riporta in altri passi dell’ A.T. e che qui Gesù senza riportare direttamente le medesime parole sottolinea egualmente mediante sia la domanda degli stessi apostoli che la sua.

Per i discepoli è connaturato che i peccati sono generati dal peccato proprio o di antenati, Gesù per altro non li richiama dicendo che ciò è errato, anzi non dice nulla a tal proposito, avrebbe potuto dir qualcosa se fosse stato contrario ed invece dice, solo che in quel caso specifico, il cieco nato era così perché non fu il peccato a crear quel problema ma che Dio volle così, per un motivo ben diverso. Questo fa capire che il peccato personale e anche dei genitori o antenati può perpetrarsi nelle generazioni future, e ricadere per tanto sui figli. Gesù sa che in questo caso specifico ne il cieco, ne i genitori avevano commesso peccato.

La conseguenza ovvia di questo discorso che non sempre sono i peccati personali o generazionali, a creare il danno fisico, ma può intervenire una volontà superiore per un volere diverso e non generato dal peccato. Ma questo sottolinea che esiste il peccato generazionale, proprio la risposta di Gesù lo identifica.. “Né lui ha peccato né i suoi genitori” ma non esclude che in altri casi effettivamente la malattia può essere cagionata dal peccato personale e generazionale.

Esodo 20:5

“Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano,”

Esodo 34:7

“che conserva la sua bontà fino alla millesima generazione, che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente; che punisce l'iniquità dei padri sopra i figli e sopra i figli dei figli, fino alla terza e alla quarta generazione!»”

Dio dice che la punizione cade su chi lo odia, cioè su chi lo disprezza e su chi lo bestemmia, perché la bestemmia è una forma di disprezzo, ma da un monito e un comando preciso, che perdura fino alla fine del mondo ….. punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione” punisce l’iniquo, il peccatore soprattutto quello che agisce contro Dio, cioè chi odia Dio e la sua opera e tramanda il peccato da padre in figlio fino alla 3-4 generazione..

Gesù non contraddice per nulla le parole del Padre Suo, anzi il passo di Giovanni, le convalida.
D'altronde come può Gesù contraddire l’opera del Padre Suo, se è Lui che lo manda? Non può! Può invece specificare meglio e correggere gli errori fatti dalle generazioni passate, nell’interpretazione della parola o nella sua riscrittura.

Questa parabola  è molto significativa:

Luca 16,19-31

19 C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. 20 Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, 21 bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. 22 Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.23 Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. 24 Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. 25 Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. 26 Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. 27 E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, 28 perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. 29 Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. 30 E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. 31 Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».

Quindi se le generazioni  dei figli non si ravvedono e non conducono una vita santa o di pentimento, anch’essi perpetreranno sia ai loro danni,  i propri e i peccati dei loro padri, aumentando il numero di generazioni e il numero delle generazioni non sarà più 3-4 ma potrebbe arrivare a tempi indefiniti. Quindi chiedere perdono dei peccati dei padri è una buona pratica, specie perché è una pratica di pietà, non solo verso i propri antenati, ma anche verso se stessi.
I peccati dei padri possono ricadere suoi figli dei figli, ecc, le conseguenze possono essere imprevedibili.

Ma il passo specifica bene che non tutti le malattie provengono da peccati dei genitori, ma alcuni anche sono volontà di Dio, per motivi di Dio ed essi servono per Dio.

Specifichiamo qui Gesù non parla di mali ma di peccati,  e fa capire che queste malattie, e non peccati possono essere prodotte da Dio, senza che la persona abbia commesso peccato, quindi non tutte le malattia sono opera derivata da un azione maligna, talune vengo da un azione o opera di Dio. Facendo in questo una netta distinzione tra opera maligna e opera di salvezza per altro scopo. Quindi la malattia può essere prodotta da due azioni una maligna propria del peccato prodotto dall’uomo e una benigna prodotta dall’azione di Dio, per ragioni che sfuggono alla volontà dell’uomo, per glorificare Dio.

In ciò però si denota come la malattia e non il peccato in questo caso fa uso di tecnologia se vogliamo dir così, perché per essere malattia senza peccato si opera sull’uomo un cambiamento temporaneo a livello molecolare e genico che colpisce non tutto il corpo ma solo una zona del corpo, come nel caso del cieco nato, che non vede solo, quindi in quell’ambito degli occhi gli viene tolta la vista, ma il danno non è permanente ma reversibile, e anche a tempo, il fatto nella sua specificità e particolarità pare essere stato programmato all’inizio dei tempo perché accada in quel mondo e in quel tempo, questo sottolinea che Dio aveva predeterminato quell’evento lo aveva voluto così e lo aveva immaginato, pensato e reso concreto così.

Quindi questa semplice riga racconta in modo molto preciso, e dettagliato, una storia che ha il suo sviluppo prima della creazione, e questo fa capire ancora una volta che Dio ha predeterminato tutto e che inserisce nel mondo in terminati tempi e contesti degli elementi, che escono dalla logica umana, dalle sue libertà, questo fa capire che ognuno di noi nasce no per caso, ma per un disegno preciso, e che le nostre vite devono compiere delle precise opere, ma come in questo passo, non tutti nascono per fare delle opere e non tutti sono partecipi di queste.

Qualcuno mi ha fatto osservare in Ezechiele 18, pare che Dio in sostanza dice che le colpe le paga solo chi le ha fatte, ma questo lo sappiamo già è anche giusto che sia così. 

Dio porta i vari casi, sono le varie condizioni di peccato …anche se ne manca una.

Piccola sintesi. 
Ezechiele 18
1.      Il giusto che segue i comandi di Dio non morirà in eterno, ma anzi sarà salvato.
2.      Il figlio commette peccato sarà condannato, mentre il padre che non commette peccato no.
3.      Il padre che ha commesso peccato, mentre il figlio no, il figlio non paga le colpe del padre.
4.      Ma il padre che ha commesso peccato morirà.

19 Dio:”Voi dite: Perché il figlio non sconta l'iniquità del padre? Perché il figlio ha agito secondo giustizia e rettitudine, ha osservato tutti i miei comandamenti e li ha messi in pratica, perciò egli vivrà.

Questo punto è molto significativo …

Cosa sta ad indicare questo discorso che Dio fa agli israeliti … indica come dice, che se un figlio non commette peccato come quello del padre(genitore), esso vivrà e sarà salvato. 

Ma qui Dio non dice che se il figlio commette peccato come quello del Padre cosa accade!? 

Forse il problema sta in questo, il peccato è perpetrato di genitore in figlio.
Allora il peccato generazionale è dovuto a questo, Il figlio continua a perpetrare il peccato del (genitore) perchè il figlio non ha la capacità di ribellarsi al peccato che il genitore insegna a lui con il suo esempio, quindi se il Padre insegna al figlio un peccato e il figlio non si ribella a questo e non si converte per la sua salvezza, ovviamente il figlio perpetra il peccato del genitore alla sua discendenza, per cui è spiegato il senso del peccato che si tramanda, ma in realtà non si tramanda, è il comportamento errato dei genitori, che insegnano o non insegnano la parola di Dio, per cui i figli continuano a commettere i peccati dei genitori, fino a che un figlio non corregge se stesso, prima o poi accade, allora quello che le generazioni precedenti hanno commesso, ricade sulle generazioni precedenti, ma non su quel figlio che si è corretto. 

Forse è inteso in questo il vecchio comando che i peccati dei padri ricadono sui figli, perchè in realtà i figli non farebbero nulla per reagire al peccato del primo genitore, in realtà non c'è trasmissione del peccato in senso spirituale dal genitore al figlio, ma c'è perpetrazione volontaria del peccato, dovuta a insegnamento errato o non insegnamento della parola del Signore. 

In sostanza dice questo, se il genitore non insegna al figlio la legge di Dio e ne segue i suoi comandi, il figlio che ha appreso una legge errata o nessuna legge, potrà 1) o corregge egli stesso l'errore del genitore e si salva; 2)o egli stesso perisce come il padre, e tramanda l'errore al figlio, il quale potrà ripetere su se stesso la stessa cosa del genitore, perchè per sua volontà non ha voluto correggere se stesso. 

Però il peccato del Padre non ricade sul figlio, ma l'erroneo insegnamento si, è questo che determina la possibilità che il figlio perpetri gli stessi errori alla sua discendeza. 

Quindi il peccato generazionale esiste solo perchè  è un peccato ad azione diretta e non indieretta.


24 Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette l'iniquità e agisce secondo tutti gli abomini che l'empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà.

Come si confà questa parola con la Parola di Gesù?

""2 e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitoriperché egli nascesse cieco?». 3 Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.""

Semplicemente si deve dire che non c'è la caduta dei peccati dei genitori suoi figli, ma siccome in questo particolare caso, Dio non dice cosa avviene ad un figlio che commette peccato come quello del Padre ! Quindi non specifica nulla in questo caso.... e non dice nulla nemmeno se il primo genitore, perpetra il suo peccato, o il suo errore verso il figlio, e figlio del figlio...non dice nulla nemmeno in questo caso...

Però seguendo la logica di Dio dovremo dire che l'ultimo figlio, non ricade su di esso nulla di quello che i precedenti genitori hanno commesso. Quindi se un figlio si redime, solo lui sarà salvo, ma non la generazione precedente; il fatto di stabilire fino alla 3-4 generazione era un modo di dire, perchè Dio sapeva bene che oltre quella soglia temporale i figli dei figli dei figli non andavamno perpetrando l'errore, per cui vi era un massimo stabilitò oltre il quale un dato figlio di una data genealogia, correggeva se stesso, quindi interrompeva la sequenza di errori perpetrati dai padri. Quindi non è il peccato che i figli portano con se, ma l'errore che i padri fanno continuamente, che si tramanda. 

Esempio un genitore ladro, insegna al figlio di essere ladro, se questo non cambia insegnerà ai figli di essere ladri e così via...

Però in quel che dice Gesù, fa capire che non esiste solo la perpetrazione dell'errore ma anche che un male potrebbe essere prodotto come detto sopra da un evento che è fuori dall'errore. Il fatto però che non abbia detto nulla agli apostoli e non li abbia corretti su questo punto, del peccato, forse perchè è riferito al peccato-errore perpetrato da genitore a genitore.(non possiamo esserne certi che Gesù non abbia detto nulla, perchè potrebbe averlo detto e gli apostoli non lo hanno inteso/compreso, per cui potrebbero non averlo scritto)  

Quindi il peccato generazionale esiste ma è di tipo perpetrativo e non di tipo peccaminoso. 

domenica 24 maggio 2015

Le malattie servono per evitare l'inferno!

Le malattie servono per purgare i peccati!

Gran parte della popolazione nel mondo, muore a causa di malattie, dovute a svariati fattori, altri invece lasciano questa terra velocemente sia per morte naturale che improvvisa, ma la gran parte della popolazione prima di andarsene soffre su un letto di dolore, che siano adulti o bambini.

Spesso la gente non si rende conto che le malattie servono per purgare i nostri peccati, e spesso la gente non sa, che anche i peccati possono generare le malattie, molto spesso peccati reiterati migliaia di volte portano come conseguenza collaterale allo sviluppo di malattie, specie tumori. 

Ma le malattie di qualsiasi genere, provocate da qualsiasi evento, vengono usate affinché l’essere umano possa salvarsi dalla dannazione eterna. Ecco perché molte persone che soffrono per anni ed anni, non riescono mai a guarire, perché esse hanno danneggiato se stesse, spesso mediante il peccato personale, oppure quello derivato da generazioni passate, atti di genitori incoscienti e parenti sciocchi, da maledizioni di terzi, e altre avversità, fino ad arrivare alla loro morte, spesso nel caso di cristiani, che chiedono la grazia e non la vedono ottenere, è perché o non sanno chiedere o non credono effettivamente, oppure i peccati accumulati hanno generato un male tale che solo mediante la sofferenza essi possono essere eliminati, per cui la malattia spesso viene usata, per salvare l’anima del soggetto, oltre che tentare di ottenere la grazia da Dio. Quindi molte persone si dovrebbero chiedere realmente cosa essi, o i genitori o gli antenati possano aver fatto o causato per far ricadere su di loro tanti mali. 

Questo è un sistema infallibile che Dio ha per salvarci dalla dannazione eterna. 
Ricordiamoci sempre che Dio preferisce di gran lunga salvare l’anima che il corpo, per cui anche la sofferenza generata dalla malattia serve a tale scopo. Quindi non arrabbiatevi con Dio se esso non vi fa la grazia, perché evidentemente preferisce che voi accettiate la sofferenza come prova per la vostra salvezza, proprio per questa ragione, Egli vuole salvarvi dall’inferno; non credo che nessun essere umano, voglia passare l’eternità negli inferi, ma ciò non significa che voi non dobbiate lottare, anzi il Signore vuole che l’uomo lotti, non solo per poter vincere alla malattia, ma anche perché mediante la preghiera necessaria a far si che assieme alla sofferenza vegano eliminati tutti i peccati, in questo modo Egli vi salverà, poi ovviamente può sempre accadere che fino all’ultimo Dio vi faccia la grazia, per  cui mai disperare ma sempre sperare. 
Ma come tutte le cose che riguardano lo spirito, senza fede non c’è neppure la speranza di aver un miracolo. Tutti i mali possono essere guariti, spetta solo a noi farsi guarire, spetta solo alle nostra fede permettere una guarigione , che possa essere istantanea o dopo un certo di tempo.

Il momento per una guarigione lo conosce solo Dio.


Quindi non chiedete al Signore di togliervi la sofferenza della malattia, della prigionia, ecc perché essa vi evita la pena dell’inferno. Meglio soffrire 100 volte in terra, che soffrire per l’eternità. La sofferenza che noi passiamo qui in terra è migliaia di volte inferiore a quanto uno solo di noi potrebbe soffrire nell’aldilà. Ci sono persone che soffrono con dignità e altre con isteria, che rasenta spesso la cattiveria, imparate a soffrire con dignità ed umiltà, quasi nel silenzio, anche in ciò Dio giudica.

sabato 23 maggio 2015

GLI ANGELI SONO INVIDIOSI?

GLI ANGELI SONO INVIDIOSI?


KOLBE:«SE GLI ANGELI POTESSERO ESSERE INVIDIOSI DEGLI UOMINI, LO SAREBBERO PER UNA COSA SOLA, L'EUCARISTIA»

 “l’Eucaristia, rappresentata dal calice con l’ostia nelle mani degli angeli e sotto questo simbolo una scritta: «Ecco la bontà del nostro divin Salvatore e il suo amore per gli uomini!». «Se gli angeli potessero essere gelosi degli uomini, lo sarebbero per una cosa sola: la santa Comunione». E ancora: «Quale grazia, quale dignità poter ricevere la santa Comunione»
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Questa considerazione di Massimiliano Kolbe non è esatta, il fatto stesso che gli angeli vivano in stretto contatto con Dio Padre, Dio Figlio e Dio spirito Santo, sono immersi continuamente in quello che è la gloria perfetta di Dio, essi si nutrono di Dio in ogni istante, come se prendessero la santa eucarestia, non c’è differenza tra il nostro assumere il corpo di Cristo in noi, e vivere in Dio perennemente è la stessa identica cosa. Solo che noi assumiamo mediante una sostanza fisica, che è il pane e vino, che diventano carne e sangue di Cristo, la sacralità e gloria di Dio; mentre gli angeli si nutrono continuamente e sono immersi nella gloria eterna di Dio Trinitario. Quindi non c’è alcuna differenza tra l’assumere l’eucarestia e vivere con Dio in Dio in eterno, dove un giorno alcuni di  noi arriveranno, allora in quel giorno, tutti coloro che saranno fortunati non assumeranno più le specie sacre in loro, ma esse saranno dispensate mediante la presenza viva e vivificate di Dio in senso fisico nella sua eternità. Anzi siamo noi che invidiamo gli angeli, perché la loro condizione è decisamente migliore della nostra, sotto tutti i punti di vista, non solo per l’eucarestia che riceviamo, ma anche perché essi vivono in costante adorazione della Trinità, in un amore così limpido, puro, casto e perfetto che noi, nemmeno di notte ce lo sognamo. Gli angeli hanno costantemente viva in loro la presenza santa di Dio, essi sono castamente immersi in Dio, cosa che noi lo siamo solo quanto assumiamo l’eucarestia, ed anche, non sempre è così, in modo perfetto, perché la nostra condizione è imperfetta e tende a rendere imperfetto tutto quello che facciamo, quindi è in un solo istante abbiamo Cristo presenza perfetta in noi, per il resto della giornata purtroppo spessissimo non è così. Invece gli angeli sono costantemente immersi, come se vivessero immersi in un ambiente saturo della gloria, dell’onnipotenza di Dio, se noi potessimo essere come loro in terra, dovremo essere sangue del suo sangue, carne della sua carne, costantemente, per aver la stessa cosa che hanno gli angeli!

«Se gli angeli potessero essere gelosi degli uomini, lo sarebbero per una cosa sola: la santa Comunione” oltretutto il pensiero è anche errato perché, dire “lo sarebbero per una cosa sola: la santa comunione, “ è fondamentalmente sbagliato dato che Cristo non poteva lasciarci una sua parte  vivente, a disposizione, ;) quindi ha trovato un mezzo per rappresentare se stesso. Gli angeli hanno Cristo vivente a disposizione per cui non hanno bisogno di un mezzo che rappresenti Dio, lo hanno a portata di mano.

Nessun angelo di Dio sarà mai geloso dell’uomo, perché questa condizione non esiste. Semmai siamo noi i gelosi della loro condizione, perché loro vivono castamente immersi nel suo amore vivo, santo, sacro! Come potrebbero essere gelosi quando sono anche superiori a noi, sia per poteri, intelligenza e tutto il resto. Proprio perché essi sono superiori a noi che ci aiutano, che si rendono inferiori a noi, ma realmente non potrebbero mai esserlo;  solo un essere superiore si pone a servizio di un essere inferiore. Quindi come può essere geloso, quando esso ha tutto!
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Preso da :"Antonio Socci pagina ufficiale, padre Pio sosteneva che l'unica cosa che gli angeli c'invidiano è la sofferenza, perché ci assimila al crocifisso e ci fa una cosa sola con Lui... o meglio perché - essendo tutto di Dio - la sofferenza è la sola cosa veramente nostra che possiamo davvero offrire a Dio e, attraverso la Croce, Cristo ha fatto di essa la scala del Paradiso e della divinizzazione dell'uomo. "
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Prima di tutto se gli angeli sapessero cos'è l'invidia non sarebbero angeli, non che non lo sanno, ma essi non possono provare invidia, è un aspetto che appartiene al lato oscuro a coloro che vivono nelle tenebre.  Oltretutto non è affatto vero che gli angeli non soffrano, anche Cristo soffre anche la Vergine sua Madre soffre, quando vedono il mondo dannarsi, quindi soffrono anche gli angeli assieme a Dio. Anche gli angeli si rattristano, anche gli angeli piangono, non siamo solo noi a provare tristezza, o sofferenza, certo noi soffriamo per molte ragioni, ma non c’è diversità tra la sofferenza provata dagli angeli e quella provata da noi, la nostra è principalmente fisico-mentale la loro è spirituale  e loro si rattristano soprattutto quando vedono le anime precipitare nell’inferno, una visione che porta sgomento anche a costoro, molto di più di quel che porta  a noi, che non sappiamo neppure cosa sia.

“attraverso la Croce, Cristo ha fatto di essa la scala del Paradiso e della divinizzazione dell'uomo."

La croce può solo divinizzarci quando non saremo più vivi e quando saremo nella gloria del Padre, allora diverremo un tutt’uno con la gloria di Dio. Ma prima della nostra dipartita da questa terra, questa condizione non sussiste!

Come dico sempre la chiesa dovrebbe dividere l'opinione del Santo, dalle sue opere e dalla voce di Dio!

venerdì 15 maggio 2015

Genesi : I due alberi....chi sono veramente?


Noi lo conosciamo come un albero, ma sappiamo benissimo che la figura dell’albero è solo una copertura per indicare un essere che ha piedi = radici, gambe, busto = tronco, braccia, testa = rami. Quindi Dio ha posto nel giardino dell’eden due esseri simili, ma diversi tra loro, ognuno dei quali poteva dare dei frutti. 

Iniziamo con l’essere della conoscenza del bene e del male … essendo che conteneva in se sia il ben che il male esso era un essere duale, in egual misura, ma di cosa tratta questa conoscenza, era una questione di scienza, No! Il termine conoscenza indica chi conosce come si fanno le cose, o chi sa come le cose vengono fatte, oppure ha in se quella sapienza necessaria per poter fare qualsiasi cosa, ma sarà questa la conoscenza che parla? No! Nemmeno questa, ma allora di cosa si tratta, vediamo un attimo di capirlo, dice conoscenza del bene del male sta nella frase il senso … esso conosceva il bene e il male, cioè sapeva fare il bene tanto quanto il male, qualcuno potrebbe dire come’è possibile saper fare l’uno e l’altro, pensiamo bene.

Come posso fare il male? Da dove ricavo questo male? Com’è possibile che esista il male?

Abbiamo detto all’inizio che esso è un essere duale, ciò significa che contiene entrambe le caratteristiche bene e male, e questo cosa vuole dire che per fare il male si deve conosce il bene; altrimenti a chi fai del male se non sai come si fa il bene! Quindi l’essere che si cela dietro questo primo albero, sa fare il male tanto quanto sa fare il bene, conobbe benissimo il bene, lo praticava in modo sublime, ma altrettanto conosceva bene il male, che lo poteva pratica altrettanto bene, come il bene stesso, questo cosa ci fa capire, qualcosa di molto importante, che colui che sedeva presso il giardino come essere duale era, il tentatore, colui che parla in forma viscida simile ad un serpente, infatti poi quando Eva parla a Dio dice “il serpente mi tratta in inganno” Eva non parla di un serpente ma di un uomo, che si esprime come un serpente che ha l’astuzia di un serpente, ma non è un serpente, Eva paragona questo essere di cui Dio si raccomandò (Gen 2, 16-17) “: «Tu puoi mangiare frutti di tutti gli alberi del Giardino. Ma dell'albero della conoscenza/scienza del bene e del male non ne mangerai, perché se ne mangiassi certamente moriresti » “ ad un serpente , ma in realtà è poi divenuto in verme, un semplice lombrico e non un serpente.”sul ventre camminerai e terra o polvere mangerai solo i lombrichi mangiano terra non i serpenti …

Quindi solo di un albero essi non potevano mangiare, mentre dell’altro si.

Cosa intendeva dire mangiare? Il termine si presta a moltissime interpretazioni, taluni hanno pensato che il magiare fosse indicativo di un atto sessuale, anch’io pensai così un po’ traviato dal senso che la chiesa ne ha dato, ma non è così, ma allora di cosa si tratta, per mangiare si può intendere anche nutrirsi della parola che esce dalla bocca di qualcuno, cioè convincersi delle idee di qualcuno, per cui si può celare sotto mentite spoglie la parola desiderata con mangiare dopo tutto, sia che si mangia sia che si ascolta passa sempre mediante il corpo la sostanza, per cui l’ascoltare fu tradotto come mangiate come nutrirsi, in pratica si sono nutriti della parola di costui, l’hanno accettata, fatta loro e così diventata il loro credo.


E quali frutti intendeva? Quindi di conseguenza i frutti non sono la frutta come si poteva pensare, o come frutto nel senso sessuale del termine, no, no, erano frutti che facevano parte dello stesso essere cioè la sua conoscenza o scienza, questi erano i frutti di cui i progenitori mangiano, si nutrono da costui, del suo insegnamento. Quindi Eva viene irretita da questo individuo che la circuisce, la manipola, la seduce psicologicamente, l’affascina, la rende in sostanza plasmabile come egli vuole, nel farle questo lavaggio del cervello esso fa si che i frutti di questa sua opera distruggano la purezza dei loro corpi e pensieri fino a lede le loro anime, per cui fingendo di essere bene/buono, fa a lei del male, insegnando a lei quello che Dio le aveva proibito, e poi Eva insegna ad Adamo le medesime cose, per cui anch’esso va alla scuola di quell’essere, per un po’ di tempo finche non entra in esso la malizia, come si fa oggi con i bambini, finche sono puri, sono candidi e malizia non hanno, ma poi quando crescono gli adulti li smaliziano e i loro occhi si aprono … non c’è bisogno di agire male, nel senso far del male, ma semplicemente far in modo che essi accettino quella malizia che li trasforma, così è avvenuto per i due progenitori. Ecco che il male si è insinuato in loro; tra l’altro proprio la parola insinuare indica un qualcosa che entra di nascosto, nelle loro menti. E da loro si è perpetrato nelle generazioni future … quindi lusinghe di questo essere, hanno portato Eva ed Adamo a farsi che esso fosse creduto e che loro stessi avevano pensato che Dio gli aveva mentito, in qualche modo, era quello che costui voleva fargli credere e loro hanno creduto, alle sue menzogne, ma chi è costui? Sicuramente Lucifero, proprio colui che deteneva la scienza o la conoscenza del bene del male e quindi l’essere descritto come albero altro non era che il tentatore numero uno, usato per provare la maturità delle creature di Dio. Ma da questo racconto che la genesi ci propone, si ricava un altra cosa molto più importante, cosa? Dio pose in Eden due alberi, simili tra loro come alberi ma diversi, uno porta frutti ingannevoli, l’altro porta frutti eterni, questo cosa ci fa capire … 

Dio non dice ai progenitori che non possono mangiare dell’albero delle vita eterna, anzi, sarebbe stato contento se avessero scelto quell’albero. Ma non l’hanno fatto, perché? Semplice perché l’altro albero/essere era più sfacciato, più ingannevole, più affascinante e più abile, nell’irretire Eva principalmente, quindi fa capire che Eva vedeva più l’aspetto esteriore degli esseri, che non quello interiore, per cui ne è rimasta affascinata. Mentre l’altro soggetto stava tranquillo per conto suo, non dava fastidio a nessuno, anzi aspettava paziente. 

In Giovanni cp.6 ci riferisce di quello che il Maestro dice: “discorso della vita eterna”… Gesù in diverse occasioni nei vangeli dice di se stesso di essere il pane della vita eterna e che senza di Lui, nessuno ha la vita eterna, in sostanza quell’essere che anche qui è rappresentato con un albero, altro non è che Gesù stesso! Lo si capisce proprio da una affermazione che Gesù fa ai suoi discepoli … i frutti dell’albero della vita eterna, stanno in Gesù, ed esso dice: “chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue nessuno avrà la vita eterna”, cioè chi non mangia i frutti che io vi ho lasciato, cioè la mia parola, la mia carne, il mio sangue e non fa le opere. Ecco chi è l’albero della vita eterna è sempre stato sotto gli occhi di tutti e nessuno ha capito! Gesù era presso il giardino dell’Eden, lo si comprende da un altra espressione ” vidi satana cadere come folgore” e non solo questa, ma anche qui:Giov. 6,38” perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà ….” La parola è sono disceso, indica che lui era già vivente presso il Padre come nell’espressione precedente indica la medesima cosa … era presente in quel momento … giov.6,62” “E se vedeste il figlio dell’uomo salire là dov’era prima?” ecco qua la nostra risposta chiara e precisa, Gesù dice “salire là dov’era prima” si comprende bene che il riferimento è al Regno eterno da dove Gesù viene, quindi l’albero della vita eterna era Gesù prima di discendere nel corpo di Maria sua Madre! 

Altra espressione importante in riferimento a quanto sopra del mangiare o nutrirsi, Giov.6, 50-51 “Chi ne mangia non muoia” indica proprio, che il Signore usa il termine mangiare per indicare un'altra parola che è nutrirsi a livello spirituale, ma anche culturale, ecco spiegato che molto spesso, molte parole che noi pensiamo avere un certo significato invece ne hanno ben altro, come dicevo giorni fa ad un ragazzo, su Face-book, che anticamente Dio usava poche parole per esprimere i concetti, perché per far muovere il potere serve l’uso di verbi precisi che hanno un solo significato e solo l’abbinamento di altre parole ne determinano le variazioni di questi, quindi ogni parola anticamente prendeva un senso diverso da quello che noi abbiamo dato oggi, e per anticamente non intendo 2000 anni fa ma anche 12000 anni fa e forse moltissimi di più … 

Perché dire ad Adamo ed Eva non magiatene perché altrimenti morirete? 

Semplice come detto sopra era il nutrimento sbagliato, perché lucifero diede un frutto difettato, non sincero e un insegnamento che non porta a nulla di buono, quindi il morire era in riferimento al fatto che avrebbe perso la dignità di essere figli di Dio, sarebbero diventati mortali, non che non lo erano, ma la mortalità di cui si parla era quella spirituale, persero questo vantaggio per cui il peccato originale è questo, non aver accolto in loro la vita eterna, ed aver accettato liberamente, o meglio dire condizionatamente di divenire in un certo senso seguaci del maligno, e hanno assunto su di loro il suo simbolo che sta nella malizia. Simbolo di impurità.

Ma questi frutti erano frutti come pensiamo noi? ...ma noo era intenso in senso lato... i frutti sono gli insegnamenti, le opere
ma in genesi dice: "  era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza"   cosa ci fa capire, che i frutti che poteva dar loro erano appetibili pieni di conoscenza, di cose interessanti e nuove, che colpivano, che entusiasmavano, cose che all'apparenza sono buone, ma che nella sostanza sono il contrario, come un frutto che è velenoso appare bello, può essere anche buono ma la sua tossina è mortale, quindi ha lo stesso senso, come dire ci sono degli insegnamenti che possono essere o apparire veri e veri non sono, questo essere ingannatore, avendo in se tutta la conoscenza del bene e del male, poteva soministrare a loro un nuerimento sia positivo che negativo, solo che i suoi frutti anche se inzialmente sono buoni e belli, portano tutti al male.   

Gesù, in molte delle sue parabole cercava di far capire questo concetto che non bisogna addormentarsi nel male perchè esso è astuto ingannatore e porta con se un parola che appare buona e potrebbe esserlo anche se poi ti avvelena l'anima questo Gesù voleva insegnare ai suoi discepoli e che molti non compresero.

Quindi i progenitori preferirono questo essere che nell'apparenza, nel mostrarsi era più bello, aveva a disposizione cose più belle, più interessanti e appariva avere una saggezza più grande, che poteva dar loro cose che colpivano la mente e gli occhi, che li affascinava e che nell'immediato donava loro una certa conoscenza e scienza, anche di tutto rispetto, ma che come tutte le belle cose, poi nascondono il tranello.

Genesi: "  in mezzo al giardino"   questo essere si trovava in mezzo alla regione dell'Eden, come se tutto quello che sta attorno serva da contenimento, verso al suo centro vi era una specie di zona off limits, come fosse stata un prigione, sicuramente Dio avrà attuato dei sistemi per terner lontani i progenitori, ma non glielo poteva impedire. Ma c'è un altro discorso se il movimento dei continenti la così detta deriva dei continenti, ha portato gli stessi a staccarsi ed allontanarsi ci sarebbe da chiedersi dov'è finito il centro, spirituale di quel mondo antico? Cioè non è detto che l'Eden fosse al centro del mondo, ma poteva essere collocato presso, in unarea temperata calda.   Dove fosse colllocato "l'albero" della vita eterna si può solo presumere da alcune conoscenze, dato che si dice che la Santa casa di Dio si dovrebbe trozare ad est, si potrebbe pensare che stesse ad est del centro del giardino, dove esattamente nessuno lo sa, ma si potrebbe pensare che non fosse tanto lontana, per controllare meglio quell'essere, quindi se la pangea primordiale era un continente unico di forma non definita,  credo sia impossibile stabilirne una vera forma, potremo pensare che l'area occupasse una zona più ampia che la sola mesopotamia, ed estendersi ad oevest anche al bacino del Mediterraneo ed ad est fino all'India quindi l' ipotetico centro, potrebbe essere nella zona tra i fiumi eufrate e Tigri, non facile stabilirlo nel quale si trovavano questi due  o "alberi" Inoltre ricordiamo che l'accesso  all'Eden era segnato da due cherubini, i quali sicuramente sono due vulcani gemelli, tra i quali probabilmente scorreva un fiume di lava(fulimine)=spada fiammeggiante/folgorante, che impediva a chiunque di entrare nell'Eden, però una cosa se quella era l'unica via per l'Eden significa che essa era un isola si potrebbe presupporre collegata da un lembo di terra, oppure una zona riparata da alte montagne, dentro ad caldera vulcanica, potrebbe pure essere che la zona detta Eden avesse un isola la suo interno, dove era collocato quest'essere, forse una zona protetta . Ovviamente considerando gli slittamenti continenetali ecc, è sicuramente difficile stabilire un punto preciso. Considerando tutte le variabilli, vediamo recentemente come un isola si può formare in pochi giorni e  sparire altrettanto velocemente, quindi rimarrà sempre un ipotesi. ma la forma delle coste dei continenti attuali potrebbe farci comprendere come potrebbe essere stata la sua forma, almeno fino ad un certo punto. E poi bisogna vedere quando è comparso l'Eden effettivamente nel corso della storia della terra, non si può dire neppure quello. 

una possibile e probabile formazione dall'antica pangea ad oggi.

Quindi la morte di cui parla Dio non è vera morte fisica ma l'accettazione della volontà del maligno, e il cambiamento di status da Dio e Satana, per cui quel peccato poi si perpetrato nelle generazioni future, proprio perchè i progenitori erano i primi di quella stirpe, e come peccato contro di disubbienza a Dio, sarebbe rimasto in eterno. Quindi morte fisica, ma morte spirituale, cioè morte=peccato.

Questo però ci fa capire una cosa, nel momento in cui un essere umano accetta per qualsiasi ragione satana, cioè si avvicina al suo insegnamento ripropone il peccato originario, o meglio dire lo fa di nuovo. Quindi sono le opere del maligno che portano il peccato in noi, è l'accettazione della presenza in noi del male che attira a noi i suoi frutti e quindi riproponiamo sempre lo stesso peccato.

Noi umani abbiamo dei simboli che esprimono la dualitàcome questo sotto, in realtà è un simbolo diabolico, che rappresenta satana. Non rappresenta affatto yin-yang e il male come maligno, ma proprio la conoscenza del bene e del male, ciò Lucifero stesso. 

Non facciamoci ingannare!!








In sintesi :

l'allbero della conoscenza de bene e del male altro non è che Lucifero stesso!
mentre 
L'albero della Vita eterna è Gesù il figlio di Dio!

Mangiare significa Nutrirsi spiritualmente
della parola, della legge, del sapere.



lunedì 11 maggio 2015

Se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede

“Se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede”







Oggi durante la S.Messa, per la prima volta, questa frase mi ha colpito come un macigno, 

il Sacerdote: "Se Gesù non fosse risorto, sarebbe vana la nostra fede!” 

Curioso l’avevo letta sentita migliaia di volte, ma oggi mi ha scosso. Allora quando dopo la messa il sacerdote ha fatto un rosario ecumenico con i cristiani ortodossi, mentre ero in preghiera il Signore mi parla. Con una semplice frase.

Gesù: “Mosè credette senza vedere! Voi perché sono risorto avete creduto? Dove sta la vostra cieca fede!  Beati coloro che credono senza aver conferme, perché saranno santi!”

Qualcuno dirà, ma io che ne so, se quanto qui affermi è la verità o se quanto hai sentito o visto era il Signore?

La mia risposta potrebbe essere solo questa, la persona prima di tutto è libera di credere a quello che vuole, poi risponderei a chiunque come Cristo ha detto: "Satana non uccide satana", ma anche, satana non fa un piacere a Dio di esaltarlo, ne tanto meno da a Lui testimonianza di verità, perchè queste parole sono proprio contenute nella sacra scrittura. 



La frase l’ho subito scritta come solitamente, per non confondermi o non sbagliare. Tornato a casa mi sono rimesso in preghiera, ma non ho ricevuto risposta. Mi sono posto un po’ di domande come solitamente faccio. Perché oggi, perché non prima, diversi perché.

Vediamo di capire cosa voleva dire il Signore.

La frase è stata detta da Paolo di Tarso in una lettera ai Corinzi.


Prima di dedicarmi a Paolo e al suo scritto, scriverò di quello che è stato il giorno di oggi, finché sono fresco. 

vediamo un attimo la Frase.

ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede”


Prima di tutto notare il "ma" cosa sta dicendo che esso ipotizza, quel ma è un ipotesi, potremo dire anche un dubbio.

Si noti che in quasi tutti gli scritti di Paolo di Tarso, sono sovrabbondanti di termini come Ma, Forse, se, ed altri, che indicano tutti incertezza, dubbio, per perplessità ed ipotesi, ci sono pochissimi suoi scritti dove egli esprime un concetto di sicurezza. Se una persona è presa dallo Spirito Santo, essa non ipotizza mai, perchè il suo parlare è dettato dallo Spirito di Dio, mentre quando una persona ipotizza significa che essa sta facendo e producendo un suo pensiero e ragionamento totalmente umano, perchè non conosce la verità, che non appartiene alla presenza di Dio ne  del suo Santo Spirito, perchè è assolutamente certo, che un essere preso "posseduto" dallo Spirito Santo afferma le verità con certezza, proprio come ha fatto Cristo stesso e non pone mai il dubbio in nulla, qui invece la frase inizia subito con un "Ma se" che indica proprio insicurezza del parlare, quindi pone un dubbio.

Dice in sostanza se nell'ipotesi Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede, ma il porre quel ma, pone dei seri dubbi, sul fatto che Paolo fosse sicuro della natura di Cristo, il ma fa presagire che non lo era per nulla, anzi questo ma fa comprendere il suo vero ragionamento, senza ombra di dubbio Paolo parlando con gli Apostoli e vari altri discepoli, seppe che nessuno di questi, ne altri era presente alla risurrezione, per cui fece questo ragionamento: ma se loro non lo videro risorgere, ne altri lo videro, come posso io sapere che è risorto? questo è l'interrogativo che Paolo si pone, perchè lo si comprende proprio dal quel ma che pone ad inizio frase e dalla frase nel suo insieme. Paolo è dubbioso sul fatto che nessuno assistette alla resurrezione, come dire che non credeva molto alla questione. 
Per cui diventa logica la frase che lui pone:

 ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede”

Questa frase inserisce un dubbio, ben preciso, come dire."ma se Cristo non è risorto" , per logica conseguenza si comprende anche il pensiero che Paolo fa, considerando che esso è uno studioso molto erudito, non bisogna dimenticare questo aspetto, perchè a differenza dei poveri 12 apostoli lui gli mangia i risi in testa, come diciamo noi,  e pensa questo: (io non posso dire diversamente, visto che non ero presente) ma fa anche capire che nessuno confermò a Lui che Cristo era risorto, neppure Egli lo vide in un secondo momento, tipo in apparizione, perchè altrimenti non avrebbe posto questo dubbio, ma avrebbe prodotto una farse di confermazione non certamente, di dubbio pernicioso, quindi non ha avuto nessuna apparizione, che potesse dipanare le sue incertezze, quelle erano e quelle sono rimaste; la seconda parte della frase che recita: è vana la vostra fede”, fa proprio capire, che Egli pone dubbio coriaceo, quasi una certezza, perchè con questo dubbio fa insorgere verso chiunque legga e chiunque abbia un certa intelligenza che se nessuno degli apostoli, videro la resurrezione, com'è effettivamente stato, la ovvia conseguenza di questa affermazione presa per buona dalla chiesa, è che Cristo non è risorto!! Perchè questa farse ha questo scopo.


Anzi indica, che Paolo per affermare la frase in questo modo, fa capire che Cristo esso non lo conobbe ne lo ha mai conosciuto, quindi non c'è certezza nelle sue affermazioni, ma dubbio, esso sta dubitando che Cristo sia risorto. In effetti Paolo di Tardo non ha mai conosciuto Cristo, in vita, e non ha avuto conferma della sua esistenza, a parte dalla voci e da storie che potrebbe aver udito in varie circostanze, ma sopratutto dai racconti stessi degli apostoli, che lo hanno messo al corrente di tutto quello che Gesù disse e fece, come pure lo stesso S.Stefano, quando era incarcerato, per cui Paolo di Tarso viene a sapere di Cristo dagli stessi discepoli, ma prima di questo da S.Stefano protomartire, durante il suo periodo di carcerazione, perchè uno dei carcerieri era proprio Paolo di Tarso. Di conseguenza Paolo sapeva già molto su Cristo molto prima di divenire apostolo.  

Questo MA dubbioso di Paolo sottolinea un aspetto molto più importante, che in lui non poteva albergare lo Spirito di Dio, perchè Esso è uno spirito che conosce perfettamente la verità della cose e non si esprime, mai con dubbi, perplessità ipotesi, siamo noi che non conoscendo la verità, ci poniamo dubbi, perchè facciamo ragionamenti logici umani, lo Spirito Santo non fa ragionamenti, va diritto a segno, come una lama di rasoio, quindi i ma, i forse, i se, ecc non esistono.  

Torniamo alla Frase.


Vediamo un attimo


Mosè credette senza vedere!”

Conosciamo tutti la storia di Mosè, nato in Egitto  da una donna ebrea, allevato dalla figlia del faraone, vissuto per una parte delle sua vita come principe, cacciato da quel regno, si trova presso le montagne del Sinai, dove viene attratto dalla potenza di Dio, vede il roveto ardere ma non brucia, gli appare Dio, ma egli non lo vede perché non gli è permesso. Ma crede che in quel Roveto vi è  la potenza di Dio, sente solo la sua voce, ma crede!


Di Gesù sappiamo quasi tutto, possiamo dire, in breve,…. muore in croce sul Golgota, viene seppellito in una grotta, al terzo giorno come predetto da profeti antichi e da se stesso, resuscita dalla condizione di morte e ascende al cielo. La Maddalena lo vede per prima come risorto, poi gli apostoli comprendono le sue parole , Gesù si mostra loro come se fosse vivo, lo vedono ascendere. Quindi in definitiva chi lo ha visto già risorto per prima è stata una donna, poi gli apostoli lo vedono ascendere. 

Ma nessuno lo ho visto risorgere, ma c'è un motivo perchè Cristo non vuole che nessuno lo veda, poi spiego più avanti. 

La frase direi essere molto severa e dura, pare un accusa, perché sono risorto avete creduto?” si comprende che Gesù dice a tutti che la nostra fede è basata solo sul fatto che noi crediamo in Lui perché sappiamo dagli apostoli che esso è risorto, ma la frase è più sostanziosa di quanto non sembri, come dire, che se non fosse risorto nessuno avrebbe creduto che Gesù era figlio di Dio, questo dice la frase.

La frase è un accusa che Gesù muove non verso tutti, come potrebbe apparire, ma solo verso il clero del futuro, perché è la chiesa che insegna ciò! La chiesa insegna “Se Gesù non fosse risorto sarebbe vana la nostra fede! in questo ho compreso che Gesù era molto dispiaciuto perché dopo 2 millenni la sua chiesa non aveva ancora compreso, che dopo tutto, Mosè aveva più fede di quanto la stessa chiesa insegna/va, come dire che la chiesa in realtà non ha fede. 

Perché se guardiamo anche alle parole di Gesù che dice : Giov. 20,29«Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno. Ecco che Gesù fa lo stesso parallelismo, pur non avendo specificato il discorso parla di questo nello specifico, ma la frase esprime lo stesso concetto..perché sono risorto avete creduto?” = “beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”, ma Gesù aggiunge qualcos'altro di simile, “Beati coloro che credono senza aver conferme, perché saranno santi!”  è la stessa cosa, tra beati e santi la differenza è minima, quasi trascurabile. Ma in questa frase sottolinea un particolare, aggiuntivo, senza aver conferme, un particolare pare addirittura più importante  che il dire soloche pur non avendo visto crederanno” . Perché sta ad indicare, che Gesù vuole, che la sua chiesa creda ciecamente in Lui, non perché è risorto o asceso, ma perché Gesù è Figlio di Dio Onnipotente come credette Mosè! 

E l’esempio di Mosè, che Gesù pone come indicativo di che tipo di fede Gesù vuole dalla sua chiesa e dai suoi fedeli. Una fede incrollabile dove se anche per ipotesi non fosse risorto o non fosse asceso solo per il fatto che Gesù è figlio di Dio Onnipotente, noi dovremo credergli. 

La resurrezione e l’ascensione sono due fattori che servono come conferma della sua deità, ma non sono il fulcro della fede. Sono testimonianza della suo potere come Dio.

Per questo si è risentito.

Il Sacerdote: “Se Gesù non fosse risorto, sarebbe vana la nostra fede! = ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede”

Gesù: “Mosè credette senza vedere! Voi perché sono risorto avete creduto? Dove sta la vostra cieca fede!  Beati coloro che credono senza aver conferme, perché saranno santi!”


“Dove sta la vostra cieca fede?” E quindi ci chiede, dove sta la cieca fede in Lui!  

Un'altra accusa, come dire, voi non avete fede in Me! Si perché dicendo quella frase la chiesa dimostra di non aver fede in Cristo, e di credere solo se essa sa e vede con mano, come il caso di S.Tommaso, perché altri hanno attestato che ciò è essere vero, che Cristo è risorto e asceso! 
Ma se ciò non fosse essa non crederebbe!  

Per quello Gesù è così preciso e fa questo parallelismo con Mosè, paragona gli Uomini di chiesa e i suoi insegnamenti(della chiesa), che sono tal volta errati. E si chiede chi nella chiesa veramente crede in Lui senza credere alla testimonianza che egli è risorto e asceso! 

E’ un atto di fede enorme credere senza vedere e senza conferme, un atto così grande ottiene un premio grande corrispondete.

La resurrezione e poi l’ascensione è stata per noi una conferma della sua deità, ma gli apostoli credettero  in Lui prima che Esso resuscitasse, altrimenti Gesù non gli avrebbe scelti per essere suoi discepoli.  Gli apostoli già credevano in Gesù, finché era in vita, ma Gesù volle dimostrare la sua potenza di figlio di Dio e Dio con Dio, mostrandosi vivente in eterno, cioè risorto con il suo vero aspetto e corpo glorioso, si perchè nessuno degli apostoli lo riconosce, se non per i gesti che fa. 

Quindi questa frase non sussiste, ed è pure un atto di incredulità,”: Se Gesù non fosse risorto, sarebbe vana la nostra fede!” perché si pone la condizione, che Gesù deve per forza essere risorto perché noi gli crediamo, Gesù fa capire che questo parlare è falso! Noi dobbiamo credere in Gesù prima di tutto perché Egli è Figlio di Dio! Perché sarebbe come dire, se Gesù non è risorto io non credo neppure in Dio Padre!  E' la conseguenza logica.

Beati coloro che credono senza aver conferme, perché saranno santi!”
Beati quelli che pur non avendo visto crederanno”
In pratica sono la medesima cosa.  

Quindi tutti noi che crediamo anche se non abbiamo materialmente visto la resurrezione, dovremo essere beati, ma siccome poniamo un dubbio, “ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede” perché Paolo di Tarso c’ha posto il dubbio, il tarlo, ecco che nessuno di noi, avrà quanto promesso, nessuno di noi, sarà, per questa ragione beato!


Gesù infine mi ha detto: Un uomo compie un errore, ma nessuno lo corregge, questo errore diviene un peccato; altri, pensando che quello sia giusto, continuano sulla strada del peccato(errore), fino a che qualcuno, non scopre l’errore! Avrà l’uomo la volontà di affermare la verità?


Ora vediamo di capire, perchè il Signore non volle che nessuno lo doveva vedere risorgere, infatti non risorge come tutti credono di Domenica, ma nella notte dove nessuno è presente alla tomba e dato che ho dimostrato che i tre giorni e tre notti corrispondono al giorno di sabato. Cristo risorge in questo giorno, perchè in quel giorno nessuno si muoveva di casa, è l'unico giorno in cui tutti dovevano stare rinchiusi in casa, fino all'alba della domenica, quindi la tomba anche durante il giorno non vi era nessuno, quindi Cristo poteva uscire da essa quando avesse voluto, non certo la domenica, quando gli apostoli si sono recati alla tomba e l'hanno trovata vuota, anche nel corso della notte tra sabato e domenica vi fu un terremoto e un angelo apri la tomba. Dobbiamo sempre ricordare che a quel tempo il giorno complessivo si calcolava all'alba non come facciamo noi oggi, dalla mezza notte alla mezza notte, a quei tempi era il sole che terminava il conteggio delle ore e come tutte le tradizioni di quei tempi, il sorge del sole era un nuovo giorno, per cui il sabato terminava con l'alba del nuovo giorno. 

Ora  Cristo non vuole che nessuno lo veda risorgere, primo perchè sicuramente vuole celare agli occhi del mondo, la sue resurrezione perchè è un evento speciale, secondo perchè gli apostoli e quanti dopo di loro dovevano credere in LUI proprio per atto di pura fede, cioè chiede a tutti, apostoli ,futuri sacerdoti e credenti che tutti dovevano credere nella sua resurrezione, proprio per un atto di pura fede, non volle che nessuno lo vedesse uscire dalla tomba, proprio per questa ragione. 

Invece le parole di Paolo sconfessano questo discorso e pongono il dubbio, nelle menti di chi lesse, le sue parole, prese per oro colato che Cristo non sia risorto, anzi potrei addirittura pensare che la frase di Paolo abbia in se un che di maligno, perchè certamente pone l'interrogativo, e temo che neppure gli apostoli effettivamente abbiano mai saputo di questa frase da Paolo, perchè se l'avessero saputa sono certo che si sarebbero opposti e forse anche molto adirati. 


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Mi sono posto delle domande …
Perché oggi, perché non prima, diversi perché.

A queste domande non so rispondere, potrei presumere, perché oggi, perché non prima.

Credo di aver afferrato che  Gesù ha atteso 2000 anni nella speranza che la chiesa comprendesse veramente la sua parola, ma visto che la chiesa con tutti i suoi dottori e altri vari soggetti "santi", non ha compreso, penso che mi abbia suggerito questo, discorso indotto su questa frase, proprio perché io chiedessi. Forse è arrivato il tempo di chiarire alcuni misteri, forse il Signore sta tentando tutte le sue carte per far si di non perdere tutti i suoi figli, in questa baraonda di fedi e di lacerazioni, che la chiesa sta subendo in questi pochi anni. Penso che abbia deciso di chiarire definitivamente la questione, onde ottenere sacerdoti santi, più santi di quelli che sono rimasti. Proprio per affrontare con forza d’amiamo coraggio e fiducia in Dio, colui che deve venire, perché credo che uno sprone ad una fede più perfetta serva per rincuorare gli animi, serva per dar carica, forza ed energia alle anime più tristi, a quella chiesa che sta per essere soffocata, sotto un peso enorme. E per dar maggior speranza ai figli di Dio i cristiani tutti. Come dire voi dovete credere in Me indipendentemente dalla mia resurrezione, perché Gesù è vero Dio.  Quindi se Gesù è vero Dio, non servono le prove della sua deità per credergli. Gli si deve credere a occhi chiusi! E’ come quando si chiede una grazia, se non credi fermamente ed in modo inequivocabile perfetto, con assoluta fiducia in Dio, la grazia non la ottieni, è la stessa cosa!  Chi pone dei paletti non crede ne in Cristo, ne nel Padre Celeste!

E qui Paolo di Tarso ne ha posto uno molto sostanzioso: Se Gesù non fosse risorto sarebbe vana la nostra fede!”.



Inoltre tutti coloro, che quando erano in vita assieme a Gesù, hanno ottenuto grazie da Gesù, non credettero in Gesù perchè egli poi risorse, perchè non lo sapevano, ma credettero solo in virtù che Gesù era figlio di Dio, credettero per la sua parola, credettero per quanto faceva, credettero in Gesù. Il Ladrone sulle croce che è stato salvato da Gesù ha creduto ciecamente che Gesù era figlio di Dio e noi siamo meno? Si, perchè l'affermazione di Paolo dimostra che egli era meno di quel ladrone! 

E la chiesa è lo stesso!



Questo è quello che io sento di dirvi!


Il discorso è incentrato sulla fede, noi cristiani crediamo in Cristo solo perché è risorto?

Certo la resurrezione è fondamentale per noi per capire e testimoniare la deità di Gesù,  ed Egli lo ha dimostrato proprio per questa ragione, perché nessuno potesse dire che egli non è figlio di Dio. 
Sia agli ebrei che tutti gli altri.

Ma noi non possiamo dire che crediamo solo perché è risorto? O dire la mia fede è vana senza la resurrezione! Perché altrimenti gli ebrei hanno più fede di noi, che credono nel Padre Eterno senza averlo mai visto. 

Gesù cosa dice :”beati coloro che non avendo visto credono”, cosa pensate che significhi realmente questa espressione,  chi di noi, nel nostro tempo ha visto risorgere Gesù? Nessuno! Se non lo hanno visto a quel tempo figuriamoci noi, è ovvio. 

Per cui, noi crediamo senza vedere, dovremo essere beati, se non che, Paolo fa quell'asserzione dove la fede è in relazione stretta alla resurrezione, rovinando di fatto la parola di Gesùbeati coloro che non avendo visto credono”. Che poi Paolo abbia espresso quel pensiero nel tentativo di convertire gli ebrei, bisogna vedere se il suo modo di parlare ha ottenuto un risultato. Ma il fatto stesso che la chiesa oggi usa questa parola per attestare la deità di Gesù, è fondamentalmente sbagliato, e poi dicono che tale discorso di Paolo era risvolto agli Ebrei e pagani, ma la chiesa, lo usa oggi per tutti, quindi se fosse stato un discorso solo per gli Ebrei perché oggi si usa per tutti gli altri? Dopo tutto è la Maddalena la prima a  vedere il Cristo risorto appena uscito dalla tomba, poi tutti assieme gli apostoli, quindi l’attestazione della resurrezione noi non l’abbiamo per le parole di Paolo ma per la testimonianza dei 4 Evangelisti. Non sono le parole di Paolo che sono importanti ma la testimonianza degli Apostoli che hanno visto Cristo risorto e hanno parlato con LUI; Paolo semmai con la sua parola mette un dubbio, perché egli stesso non ha visto Gesù risorgere, ma riporta solo i racconti degli altri, specialmente quelli del protomartire S.Stefano.



Noi crediamo solo perché i 12 apostoli hanno visto, solo per loro che crediamo, in sostanza crediamo in loro, che hanno scritto la verità. E sulla base della verità che loro ci hanno trasmesso per volontà dello Spirito Santo  che noi crediamo in Gesù risorto.  Ma stando alle parole di Gesù noi dovremo credere a Gesù come egli dice: “beati coloro che non avendo visto credono”.

Non voglio pensare che sia stato Paolo ad aver errato, ma che qualcuno ha aggiunto di sua volontà del testo non appartenente a Paolo, questo sicuramente si!!!


Bisognerebbe capire quale interesse poteva esserci, da parte di terzi, nell'affermare una verità così controversa su Cristo e cosa realmente si voleva far pensare o dove si vuole portare il mondo.

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link: Come si può produrre un falso!!!

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La Gloria di Dio

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