sabato 30 maggio 2015
Di chi ha paura il demonio?
mercoledì 27 maggio 2015
Verso la santità o la dannazione!
lunedì 25 maggio 2015
Tenete i vostri occhi lontano dal peccato!
Peccato generazionale.
Giovanni 9,2-3
""2 e
i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì,
chi ha peccato, lui o i suoi genitori,
perché egli nascesse cieco?». 3 Rispose Gesù:
«Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in
lui le opere di Dio.""
Penso
che una parola definitiva su questo discorso dei peccati generazionali la dà
Gesù in questo passo di Giovanni
Si
parla del cieco nato, come si sa bene, i discepoli ovviamente chiedono chi
avesse peccato perché fosse cieco, pensando che la cecità fosse derivata da un
evento peccaminoso proprio o dei
genitori … ma Gesù risponde : “Né
lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.”
Dice
che nessuno ha peccato, cioè ne lui ne i suoi genitori, ma che la cecità è
stata voluta da Dio, per una ragione diversa dal peccato.
La
frase nel suo insieme fa capire bene tutto il discorso che Dio riporta in altri
passi dell’ A.T. e che qui Gesù senza riportare direttamente le medesime parole
sottolinea egualmente mediante sia la domanda degli stessi apostoli che la sua.
Per i
discepoli è connaturato che i peccati sono generati dal peccato proprio o di
antenati, Gesù per altro non li richiama dicendo che ciò è errato, anzi non
dice nulla a tal proposito, avrebbe potuto dir qualcosa se fosse stato
contrario ed invece dice, solo che in quel caso specifico, il cieco nato era
così perché non fu il peccato a crear quel problema ma che Dio volle così, per
un motivo ben diverso. Questo fa capire che il peccato personale e anche dei
genitori o antenati può perpetrarsi nelle generazioni future, e ricadere per
tanto sui figli. Gesù sa che in questo caso specifico ne il cieco, ne i
genitori avevano commesso peccato.
La
conseguenza ovvia di questo discorso che non sempre sono i peccati personali o
generazionali, a creare il danno fisico, ma può intervenire una volontà
superiore per un volere diverso e non generato dal peccato. Ma questo
sottolinea che esiste il peccato generazionale, proprio la risposta di Gesù lo
identifica.. “Né lui ha peccato né i
suoi genitori” ma non esclude che in altri casi effettivamente la
malattia può essere cagionata dal peccato personale e generazionale.
Esodo 20:5
“Non
ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo
Dio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino
alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano,”
Esodo 34:7
“che
conserva la sua bontà fino alla millesima generazione, che perdona l'iniquità,
la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente; che
punisce l'iniquità dei padri sopra i figli e sopra i figli dei figli, fino alla
terza e alla quarta generazione!»”
Dio
dice che la punizione cade su chi lo odia, cioè su chi lo disprezza e su chi lo
bestemmia, perché la bestemmia è una forma di disprezzo, ma da un monito e un
comando preciso, che perdura fino alla fine del mondo ….. “punisco l'iniquità dei padri
sui figli fino alla terza e alla quarta generazione” punisce
l’iniquo, il peccatore soprattutto quello che agisce contro Dio, cioè chi odia
Dio e la sua opera e tramanda il peccato da padre in figlio fino alla 3-4
generazione..
Gesù
non contraddice per nulla le parole del Padre Suo, anzi il passo di Giovanni,
le convalida.
D'altronde
come può Gesù contraddire l’opera del Padre Suo, se è Lui che lo manda? Non
può! Può invece specificare meglio e correggere gli errori fatti dalle
generazioni passate, nell’interpretazione della parola o nella sua riscrittura.
Questa
parabola è molto significativa:
Luca 16,19-31
19 C'era
un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava
lautamente. 20 Un
mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, 21 bramoso di
sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a
leccare le sue piaghe. 22 Un
giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche
il ricco e fu sepolto.23 Stando nell'inferno tra i
tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. 24 Allora
gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere
nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi
tortura. 25 Ma
Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita
e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo
ai tormenti. 26 Per
di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono
passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. 27 E quegli
replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, 28 perché ho
cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di
tormento. 29 Ma
Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. 30 E lui: No,
padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. 31 Abramo
rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai
morti saranno persuasi».
Quindi
se le generazioni dei figli non si
ravvedono e non conducono una vita santa o di pentimento, anch’essi
perpetreranno sia ai loro danni, i
propri e i peccati dei loro padri, aumentando il numero di generazioni e il
numero delle generazioni non sarà più 3-4 ma potrebbe arrivare a tempi
indefiniti. Quindi chiedere perdono dei peccati dei padri è una buona pratica,
specie perché è una pratica di pietà, non solo verso i propri antenati, ma
anche verso se stessi.
I
peccati dei padri possono ricadere suoi figli dei figli, ecc, le conseguenze
possono essere imprevedibili.
Ma
il passo specifica bene che non tutti le malattie provengono da peccati dei
genitori, ma alcuni anche sono volontà di Dio, per motivi di Dio ed essi
servono per Dio.
Specifichiamo
qui Gesù non parla di mali ma di peccati, e fa capire che queste malattie, e non peccati
possono essere prodotte da Dio, senza che la persona abbia commesso peccato,
quindi non tutte le malattia sono opera derivata da un azione maligna, talune
vengo da un azione o opera di Dio. Facendo in questo una netta distinzione tra
opera maligna e opera di salvezza per altro scopo. Quindi la malattia può
essere prodotta da due azioni una maligna propria del peccato prodotto dall’uomo
e una benigna prodotta dall’azione di Dio, per ragioni che sfuggono alla
volontà dell’uomo, per glorificare Dio.
In
ciò però si denota come la malattia e non il peccato in questo caso fa uso di
tecnologia se vogliamo dir così, perché per essere malattia senza peccato si
opera sull’uomo un cambiamento temporaneo a livello molecolare e genico che
colpisce non tutto il corpo ma solo una zona del corpo, come nel caso del cieco
nato, che non vede solo, quindi in quell’ambito degli occhi gli viene tolta la
vista, ma il danno non è permanente ma reversibile, e anche a tempo, il fatto
nella sua specificità e particolarità pare essere stato programmato all’inizio
dei tempo perché accada in quel mondo e in quel tempo, questo sottolinea che
Dio aveva predeterminato quell’evento lo aveva voluto così e lo aveva
immaginato, pensato e reso concreto così.
Quindi
questa semplice riga racconta in modo molto preciso, e dettagliato, una storia
che ha il suo sviluppo prima della creazione, e questo fa capire ancora una
volta che Dio ha predeterminato tutto e che inserisce nel mondo in terminati
tempi e contesti degli elementi, che escono dalla logica umana, dalle sue
libertà, questo fa capire che ognuno di noi nasce no per caso, ma per un disegno
preciso, e che le nostre vite devono compiere delle precise opere, ma come in
questo passo, non tutti nascono per fare delle opere e non tutti sono partecipi
di queste.
Qualcuno mi ha fatto osservare in Ezechiele 18, pare che Dio in sostanza dice che le colpe le paga solo chi le ha fatte, ma questo lo sappiamo già è anche giusto che sia così.
Qualcuno mi ha fatto osservare in Ezechiele 18, pare che Dio in sostanza dice che le colpe le paga solo chi le ha fatte, ma questo lo sappiamo già è anche giusto che sia così.
Dio porta i vari casi, sono le varie condizioni di
peccato …anche se ne manca una.
Piccola sintesi.
Ezechiele 18
1. Il giusto che segue i comandi di Dio non morirà
in eterno, ma anzi sarà salvato.
2.
Il figlio
commette peccato sarà condannato, mentre il padre che non commette peccato no.
3.
Il
padre che ha commesso peccato, mentre il figlio no, il figlio non paga le colpe
del padre.
4.
Ma il padre che ha commesso peccato morirà.
19 Dio:”Voi
dite: Perché il figlio non sconta l'iniquità del padre? Perché il figlio ha agito
secondo giustizia e rettitudine, ha osservato tutti i miei comandamenti e li ha
messi in pratica, perciò egli vivrà.
Questo
punto è molto significativo …
Cosa
sta ad indicare questo discorso che Dio fa agli israeliti … indica come dice, che
se un figlio non commette peccato come quello del padre(genitore), esso vivrà e sarà salvato.
Ma qui Dio
non dice che se il figlio commette peccato come quello del Padre cosa accade!?
Forse
il problema sta in questo, il peccato è perpetrato di genitore in figlio.
Allora il peccato generazionale è dovuto a questo, Il figlio continua a perpetrare il peccato del (genitore) perchè il figlio non ha la capacità di ribellarsi al peccato che il genitore insegna a lui con il suo esempio, quindi se il Padre insegna al figlio un peccato e il figlio non si ribella a questo e non si converte per la sua salvezza, ovviamente il figlio perpetra il peccato del genitore alla sua discendenza, per cui è spiegato il senso del peccato che si tramanda, ma in realtà non si tramanda, è il comportamento errato dei genitori, che insegnano o non insegnano la parola di Dio, per cui i figli continuano a commettere i peccati dei genitori, fino a che un figlio non corregge se stesso, prima o poi accade, allora quello che le generazioni precedenti hanno commesso, ricade sulle generazioni precedenti, ma non su quel figlio che si è corretto.
Forse è inteso in questo il vecchio comando che i peccati dei padri ricadono sui figli, perchè in realtà i figli non farebbero nulla per reagire al peccato del primo genitore, in realtà non c'è trasmissione del peccato in senso spirituale dal genitore al figlio, ma c'è perpetrazione volontaria del peccato, dovuta a insegnamento errato o non insegnamento della parola del Signore.
In sostanza dice questo, se il genitore non insegna al figlio la legge di Dio e ne segue i suoi comandi, il figlio che ha appreso una legge errata o nessuna legge, potrà 1) o corregge egli stesso l'errore del genitore e si salva; 2)o egli stesso perisce come il padre, e tramanda l'errore al figlio, il quale potrà ripetere su se stesso la stessa cosa del genitore, perchè per sua volontà non ha voluto correggere se stesso.
Però il peccato del Padre non ricade sul figlio, ma l'erroneo insegnamento si, è questo che determina la possibilità che il figlio perpetri gli stessi errori alla sua discendeza.
Quindi il peccato generazionale esiste solo perchè è un peccato ad azione diretta e non indieretta.
24 Ma se il giusto si
allontana dalla giustizia e commette l'iniquità e agisce secondo tutti gli
abomini che l'empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui
fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del
peccato che ha commesso, egli morirà.
Come si confà questa parola con la Parola di Gesù?
""2 e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». 3 Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.""
Semplicemente si deve dire che non c'è la caduta dei peccati dei genitori suoi figli, ma siccome in questo particolare caso, Dio non dice cosa avviene ad un figlio che commette peccato come quello del Padre ! Quindi non specifica nulla in questo caso.... e non dice nulla nemmeno se il primo genitore, perpetra il suo peccato, o il suo errore verso il figlio, e figlio del figlio...non dice nulla nemmeno in questo caso...
Però seguendo la logica di Dio dovremo dire che l'ultimo figlio, non ricade su di esso nulla di quello che i precedenti genitori hanno commesso. Quindi se un figlio si redime, solo lui sarà salvo, ma non la generazione precedente; il fatto di stabilire fino alla 3-4 generazione era un modo di dire, perchè Dio sapeva bene che oltre quella soglia temporale i figli dei figli dei figli non andavamno perpetrando l'errore, per cui vi era un massimo stabilitò oltre il quale un dato figlio di una data genealogia, correggeva se stesso, quindi interrompeva la sequenza di errori perpetrati dai padri. Quindi non è il peccato che i figli portano con se, ma l'errore che i padri fanno continuamente, che si tramanda.
Esempio un genitore ladro, insegna al figlio di essere ladro, se questo non cambia insegnerà ai figli di essere ladri e così via...
Però in quel che dice Gesù, fa capire che non esiste solo la perpetrazione dell'errore ma anche che un male potrebbe essere prodotto come detto sopra da un evento che è fuori dall'errore. Il fatto però che non abbia detto nulla agli apostoli e non li abbia corretti su questo punto, del peccato, forse perchè è riferito al peccato-errore perpetrato da genitore a genitore.(non possiamo esserne certi che Gesù non abbia detto nulla, perchè potrebbe averlo detto e gli apostoli non lo hanno inteso/compreso, per cui potrebbero non averlo scritto)
Quindi il peccato generazionale esiste ma è di tipo perpetrativo e non di tipo peccaminoso.
domenica 24 maggio 2015
Le malattie servono per evitare l'inferno!
sabato 23 maggio 2015
GLI ANGELI SONO INVIDIOSI?
Come dico sempre la chiesa dovrebbe dividere l'opinione del Santo, dalle sue opere e dalla voce di Dio!
venerdì 15 maggio 2015
Genesi : I due alberi....chi sono veramente?
lunedì 11 maggio 2015
Se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede
il Sacerdote: "Se Gesù non fosse risorto, sarebbe vana la nostra fede!”
Curioso l’avevo letta sentita migliaia di volte, ma oggi mi ha scosso. Allora quando dopo la messa il sacerdote ha fatto un rosario ecumenico con i cristiani ortodossi, mentre ero in preghiera il Signore mi parla. Con una semplice frase.
Qualcuno dirà, ma io che ne so, se quanto qui affermi è la verità o se quanto hai sentito o visto era il Signore?
La mia risposta potrebbe essere solo questa, la persona prima di tutto è libera di credere a quello che vuole, poi risponderei a chiunque come Cristo ha detto: "Satana non uccide satana", ma anche, satana non fa un piacere a Dio di esaltarlo, ne tanto meno da a Lui testimonianza di verità, perchè queste parole sono proprio contenute nella sacra scrittura.
vediamo un attimo la Frase.
Si noti che in quasi tutti gli scritti di Paolo di Tarso, sono sovrabbondanti di termini come Ma, Forse, se, ed altri, che indicano tutti incertezza, dubbio, per perplessità ed ipotesi, ci sono pochissimi suoi scritti dove egli esprime un concetto di sicurezza. Se una persona è presa dallo Spirito Santo, essa non ipotizza mai, perchè il suo parlare è dettato dallo Spirito di Dio, mentre quando una persona ipotizza significa che essa sta facendo e producendo un suo pensiero e ragionamento totalmente umano, perchè non conosce la verità, che non appartiene alla presenza di Dio ne del suo Santo Spirito, perchè è assolutamente certo, che un essere preso "posseduto" dallo Spirito Santo afferma le verità con certezza, proprio come ha fatto Cristo stesso e non pone mai il dubbio in nulla, qui invece la frase inizia subito con un "Ma se" che indica proprio insicurezza del parlare, quindi pone un dubbio.
Per cui diventa logica la frase che lui pone:
“ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede”
Questa frase inserisce un dubbio, ben preciso, come dire."ma se Cristo non è risorto" , per logica conseguenza si comprende anche il pensiero che Paolo fa, considerando che esso è uno studioso molto erudito, non bisogna dimenticare questo aspetto, perchè a differenza dei poveri 12 apostoli lui gli mangia i risi in testa, come diciamo noi, e pensa questo: (io non posso dire diversamente, visto che non ero presente) ma fa anche capire che nessuno confermò a Lui che Cristo era risorto, neppure Egli lo vide in un secondo momento, tipo in apparizione, perchè altrimenti non avrebbe posto questo dubbio, ma avrebbe prodotto una farse di confermazione non certamente, di dubbio pernicioso, quindi non ha avuto nessuna apparizione, che potesse dipanare le sue incertezze, quelle erano e quelle sono rimaste; la seconda parte della frase che recita: è vana la vostra fede”, fa proprio capire, che Egli pone dubbio coriaceo, quasi una certezza, perchè con questo dubbio fa insorgere verso chiunque legga e chiunque abbia un certa intelligenza che se nessuno degli apostoli, videro la resurrezione, com'è effettivamente stato, la ovvia conseguenza di questa affermazione presa per buona dalla chiesa, è che Cristo non è risorto!! Perchè questa farse ha questo scopo.
Anzi indica, che Paolo per affermare la frase in questo modo, fa capire che Cristo esso non lo conobbe ne lo ha mai conosciuto, quindi non c'è certezza nelle sue affermazioni, ma dubbio, esso sta dubitando che Cristo sia risorto. In effetti Paolo di Tardo non ha mai conosciuto Cristo, in vita, e non ha avuto conferma della sua esistenza, a parte dalla voci e da storie che potrebbe aver udito in varie circostanze, ma sopratutto dai racconti stessi degli apostoli, che lo hanno messo al corrente di tutto quello che Gesù disse e fece, come pure lo stesso S.Stefano, quando era incarcerato, per cui Paolo di Tarso viene a sapere di Cristo dagli stessi discepoli, ma prima di questo da S.Stefano protomartire, durante il suo periodo di carcerazione, perchè uno dei carcerieri era proprio Paolo di Tarso. Di conseguenza Paolo sapeva già molto su Cristo molto prima di divenire apostolo.
Questo MA dubbioso di Paolo sottolinea un aspetto molto più importante, che in lui non poteva albergare lo Spirito di Dio, perchè Esso è uno spirito che conosce perfettamente la verità della cose e non si esprime, mai con dubbi, perplessità ipotesi, siamo noi che non conoscendo la verità, ci poniamo dubbi, perchè facciamo ragionamenti logici umani, lo Spirito Santo non fa ragionamenti, va diritto a segno, come una lama di rasoio, quindi i ma, i forse, i se, ecc non esistono.
Torniamo alla Frase.
Ma nessuno lo ho visto risorgere, ma c'è un motivo perchè Cristo non vuole che nessuno lo veda, poi spiego più avanti.
La frase è un accusa che Gesù muove non verso tutti, come potrebbe apparire, ma solo verso il clero del futuro, perché è la chiesa che insegna ciò! La chiesa insegna “Se Gesù non fosse risorto sarebbe vana la nostra fede!” in questo ho compreso che Gesù era molto dispiaciuto perché dopo 2 millenni la sua chiesa non aveva ancora compreso, che dopo tutto, Mosè aveva più fede di quanto la stessa chiesa insegna/va, come dire che la chiesa in realtà non ha fede.
Perché se guardiamo anche alle parole di Gesù che dice : Giov. 20,29«Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». Ecco che Gesù fa lo stesso parallelismo, pur non avendo specificato il discorso parla di questo nello specifico, ma la frase esprime lo stesso concetto.. “perché sono risorto avete creduto?” = “beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”, ma Gesù aggiunge qualcos'altro di simile, “Beati coloro che credono senza aver conferme, perché saranno santi!” è la stessa cosa, tra beati e santi la differenza è minima, quasi trascurabile. Ma in questa frase sottolinea un particolare, aggiuntivo, senza aver conferme, un particolare pare addirittura più importante che il dire solo “che pur non avendo visto crederanno” . Perché sta ad indicare, che Gesù vuole, che la sua chiesa creda ciecamente in Lui, non perché è risorto o asceso, ma perché Gesù è Figlio di Dio Onnipotente come credette Mosè!
E l’esempio di Mosè, che Gesù pone come indicativo di che tipo di fede Gesù vuole dalla sua chiesa e dai suoi fedeli. Una fede incrollabile dove se anche per ipotesi non fosse risorto o non fosse asceso solo per il fatto che Gesù è figlio di Dio Onnipotente, noi dovremo credergli.
La resurrezione e l’ascensione sono due fattori che servono come conferma della sua deità, ma non sono il fulcro della fede. Sono testimonianza della suo potere come Dio.
Ma se ciò non fosse essa non crederebbe!
Per quello Gesù è così preciso e fa questo parallelismo con Mosè, paragona gli Uomini di chiesa e i suoi insegnamenti(della chiesa), che sono tal volta errati. E si chiede chi nella chiesa veramente crede in Lui senza credere alla testimonianza che egli è risorto e asceso!
E’ un atto di fede enorme credere senza vedere e senza conferme, un atto così grande ottiene un premio grande corrispondete.
Ora vediamo di capire, perchè il Signore non volle che nessuno lo doveva vedere risorgere, infatti non risorge come tutti credono di Domenica, ma nella notte dove nessuno è presente alla tomba e dato che ho dimostrato che i tre giorni e tre notti corrispondono al giorno di sabato. Cristo risorge in questo giorno, perchè in quel giorno nessuno si muoveva di casa, è l'unico giorno in cui tutti dovevano stare rinchiusi in casa, fino all'alba della domenica, quindi la tomba anche durante il giorno non vi era nessuno, quindi Cristo poteva uscire da essa quando avesse voluto, non certo la domenica, quando gli apostoli si sono recati alla tomba e l'hanno trovata vuota, anche nel corso della notte tra sabato e domenica vi fu un terremoto e un angelo apri la tomba. Dobbiamo sempre ricordare che a quel tempo il giorno complessivo si calcolava all'alba non come facciamo noi oggi, dalla mezza notte alla mezza notte, a quei tempi era il sole che terminava il conteggio delle ore e come tutte le tradizioni di quei tempi, il sorge del sole era un nuovo giorno, per cui il sabato terminava con l'alba del nuovo giorno.
Ora Cristo non vuole che nessuno lo veda risorgere, primo perchè sicuramente vuole celare agli occhi del mondo, la sue resurrezione perchè è un evento speciale, secondo perchè gli apostoli e quanti dopo di loro dovevano credere in LUI proprio per atto di pura fede, cioè chiede a tutti, apostoli ,futuri sacerdoti e credenti che tutti dovevano credere nella sua resurrezione, proprio per un atto di pura fede, non volle che nessuno lo vedesse uscire dalla tomba, proprio per questa ragione.
Invece le parole di Paolo sconfessano questo discorso e pongono il dubbio, nelle menti di chi lesse, le sue parole, prese per oro colato che Cristo non sia risorto, anzi potrei addirittura pensare che la frase di Paolo abbia in se un che di maligno, perchè certamente pone l'interrogativo, e temo che neppure gli apostoli effettivamente abbiano mai saputo di questa frase da Paolo, perchè se l'avessero saputa sono certo che si sarebbero opposti e forse anche molto adirati.
E qui Paolo di Tarso ne ha posto uno molto sostanzioso: “Se Gesù non fosse risorto sarebbe vana la nostra fede!”.
Inoltre tutti coloro, che quando erano in vita assieme a Gesù, hanno ottenuto grazie da Gesù, non credettero in Gesù perchè egli poi risorse, perchè non lo sapevano, ma credettero solo in virtù che Gesù era figlio di Dio, credettero per la sua parola, credettero per quanto faceva, credettero in Gesù. Il Ladrone sulle croce che è stato salvato da Gesù ha creduto ciecamente che Gesù era figlio di Dio e noi siamo meno? Si, perchè l'affermazione di Paolo dimostra che egli era meno di quel ladrone!
E la chiesa è lo stesso!
Sia agli ebrei che tutti gli altri.
Non voglio pensare che sia stato Paolo ad aver errato, ma che qualcuno ha aggiunto di sua volontà del testo non appartenente a Paolo, questo sicuramente si!!!
Bisognerebbe capire quale interesse poteva esserci, da parte di terzi, nell'affermare una verità così controversa su Cristo e cosa realmente si voleva far pensare o dove si vuole portare il mondo.
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link: Come si può produrre un falso!!!
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