sabato 14 aprile 2018

L’Ardire dell’uomo nel giudicare Dio.


Chi giudica non giudica mai se stesso.



L'attività del giudicare nasce dalla necessità di dipanare la ragione tra più contendenti, sia nel sociale, comportamento, in attività religiose, in quelle legali, etc, per stabilire chi possa essere nella verità e chi invece nella menzogna; sostanzialmente questa è l'azione del giudicante, cioè di colui che si pone a giudice del prossimo(giudicato).

Tutti coloro che si accingono a dare un giudizio, lo fanno sempre in virtù, del fatto che essi stessi si estraneano dal senso del giudizio in senso generale del termine, e giudicano il prossimo come se il loro giudicare non ricadesse anche su di loro.

Cosa intendo dire, ho letto recentemente alcuni scritti di S. Giovanni della Croce e altri di S. Agostino e altri ancore di alcuni altri santi, tra tutti questi ho intravvisto un comune denominatore, quello di giudicare l’opera di altri soggetti che siano nella chiesa o fuori di essa, escludendo dal loro giudizio se stessi, come se un S. Giovani della Croce, un S. Agostino o altri fossero super-parte, come se le loro stesse parole non potessero ricadere su loro stessi, cosa assai sbagliata.

Qual’è fondamentalmente la differenza che c’è tra il giudizio di un santo umano e Dio?

La differenza sta sostanzialmente nel fatto che il giudizio di Dio, non solo è perfetto ma esso è un giudizio che prima guarda se stesso e poi riflesso verso gli altri; invece il giudizio dei santi umani, è parziale, perché non guarda mai verso se stessi ma guardano verso il mondo, credendo che per il fatto di essere “santi” di possedere in se stessi, la capacità di giudicare nella verità, solo Dio possiede tale capacità, perché Egli è la verità. Ripensando alle parole dell’angelo bambino, di cui S. Agostino non comprese la lezione, che andava molto oltre l’aspetto il dire la tua mente non può contenere la sapienza di Dio, ma questo richiamo di Dio verso S. Agostino era un richiamo verso tutti i futuri santi, profeti, teologi, ect, tutti coloro che pensando con la loro mente, avrebbero commesso lo stesso identico errore, quello di porsi loro stessi a giudici di altri, simili o diversi.

Dagli scritti per esempio di Giovanni della croce, ho notato che il santo, oltre al fatto di non porsi esso stesso, come accusato o in obbiezione con se stesso, si riteneva intoccabile e perfetto nei suoi giudizi, quando invece il suo discorrere era fatto unicamente per ledere l’altrui spiritualità, per decretare con la sua mente, quali fossero le regole da seguire per indicare dove potesse esserci o non esserci lo spirito di Dio e anche se ci fosse stato meglio fuggire anche da esso. Senza accorgersene Giovanni della Croce, tenta di ridurre al silenzio lo spirito, tenta di reprime alcuni aspetti anche di Dio, quasi da risultare esso stesso un anti-dio. Ma non guarda mai a se stesso, non guarda mai cosa egli era, non guarda mai, cosa Dio dava a lui, non guarda mai cosa esso provava nel suo intimo quando Dio lo toccava, escludeva tassativamente tutte le sue manifestazioni del divino in lui, quasi ne avesse intimamente paura; eppure aveva l’ardire di giudicare il prossimo sempre in senso negativo, come se solo lui era l’intoccabile, il perfetto, il modello da guardare, il modello da tener presente per il futuro. I suoi scritti non sono improntati per determinare un vero giudizio perfetto, in seno alla verità di Dio, ma un giudizio imperfetto, perché lui stesso non si metteva mai in gioco, non giudicava se stesso, non giudicava le sue sensazioni, non metteva in pubblico quanto a lui stesso accadeva, così fece Agostino e così fecero altri dopo di loro, spinti dagli errori di costoro a emularli nei pensieri e nel voler giudicare anche l’opera stessa di Dio.

Se al tempo di S. Giovanni delle Croce ci fosse stato un Cristo vivo e il santo avesse dovuto giudicarne la bontà o la santità se avesse giudicato con le basi che sono arrivate a noi oggi, quel Cristo; senza ombra di dubbio non sarebbe riuscito a passare l’esame, da quanto rigide e rigorose sono ed erano le parole di S. Giovanni della Croce, tanto da riuscire a scardinare anche Cristo stesso.

Questo per dire che nel corso della storia di questa chiesa, molti profeti e/o santi, si sono immedesimati a giudici di altri, ma non lo hanno mai fatto con uno spirito di vera santità, ne di pietà, ne di quella bontà di solo appannaggio di Dio, non lo hanno mai fatto immersi nel pensiero di Dio, non hanno mai pensato di attendere il pensiero di Dio, non si sono realmente appoggiati al pensiero di Dio alla sua vera sapienza, hanno voluto far da se ragionando con la loro mente, proprio come fece S. Agostino che ragionava da se, e molti altri fecero lo stesso errore, nel voler giudicare anche l’opera di Dio tra gli uomini e stabilire della basi così strette che neppure il Figlio di Dio poteva star dentro. Questi loro giudizi sono diventati vere leggi di una chiesa, che alle volte distrugge per fino se stessa, da quanto sono rigide le loro parole, in tema di giudizio delle opere di Dio nell’uomo.

Ma come dimostrato il giudice eterno(Dio), bai-passa sempre le opere imperfette degli uomini che si credono perfetti e non pongono mai interrogativi su se stessi, non si pongono mai in contraddizione con se stessi; prima di parlare e esprimere un qualsiasi giudizio verso qualsiasi essere umano, santo o non santo.

Le parole dell’angelo bambino furono disarmanti verso S. Agostino, mi sarebbe piaciuto porle anche S. Giovanni della Croce e gli avrei chiesto se secondo il suo ardire le avrebbe ritenute valide, sono certo che il suo giudizio sarebbe stato negativo, da quanto si sentiva arrivato e intoccabile, tanto da porre con certezza assoluta delle basi che hanno limitato perfino l’opera di Dio tra gli uomini, creando non pochi problemi e restringendo così tanto il campo d’azione di Dio che senza rendersene conto ha favorito il nemico infernale; da quanto credeva di essere umile, ma l'umiltà gli sfuggiva. Molto spesso nei soggetti che si credono già grandi, già santi e sanno in loro stessi cosa li spetta anche se dicono al mondo, alla chiesa e a se stessi di non meritare tanto, ma nel loro intimo sanno, cosa gli spetta, sapendo che avendo fatto tutto o tanto in loro possesso avrebbero comunque sia ottenuto qualcosa, è questo il problema di costoro. Non si può giudicare il prossimo senza prendersi dentro in prima persona e non si può criticare senza guardare se stessi, prima si guardi se stessi e se ti rimane ancora fiato potrai criticare e giudicare il prossimo. Solo Dio può parlare a tal proposito perché l’uomo per quanto si dica bravo, buono o perfetto, rimane sempre imperfetto in ogni suo pensiero ed azione e ogni suo giudizio è fallace, specie quando tenta di dipanare le cose che non gli appartengono, quali quelle che sono di pertinenza unica di Dio, cioè lo spirito. Quando gli uomini che si credono santi, e si ergono a tali, vogliono decidere per Dio e stabilire cosa lo spirito possa o non possa fare, attenzione perché satana è molto ma molto vicino e nessun uomo neppure il più santo tra di essi può competere con lui, Solo il Cristo di Dio che fu, è, sarà, Dio poté e potrà farlo. Un uomo per quanto lo crediamo santo, ma se i suoi scritti sono privi, della logica di Dio che è un armonia del creato, non possono essere presi in considerazione perché lo Spirito va oltre ogni nostra più piccola immaginazione e si posa dove egli vuole, quando e come vuole, dovrebbe l’uomo essere più umile nel considerare le opere di Dio. Invece trovo sempre tanta arroganza anche negli uomini, specie quelli di Chiesa, che vorrebbero giudicare l’opera di Dio e limitarla alla piccola mente umana, che crede di essere grande.


Cosa ci  insegnò Cristo, chi è in alto scenda in basso e si faccia suo servo. 

Non imbrigliamo Dio, dentro mura, gabbie ed ostacoli, lo spirito va dove si posa e non chiede permesso di agire a nessuno.



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