Luca 9, 37-43
Lo sconforto di Gesù nei confronti dei suoi discepoli.
Questo racconto dell’apostolo ha
un espressione in se molto dura di Gesù verso i suoi apostoli, quasi di
insofferenza.
…. gli
venne incontro una gran folla. Un uomo da essa gridò: “Maestro ti prego di rivolgere uno sguardo su mio figlio, perché è
l’unico che io abbia! Ed ecco uno spirito si impadronisce di lui e all'improvviso egli urla…….. Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non
hanno potuto”.
Gesù risponde: “O generazione
incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi e dovrò sopportarvi?
L’importanza di questo racconto
non sta tanto nella grazia dell’esorcismo che Gesù ha esercitato, cosa per lui
di una semplicità unica. Ma quanto in quella frase, che ci mostra un Gesù
diverso, quasi stanco di essere circondato da dei discepoli che non lo
comprendono, che non sono fedeli come avrebbe voluto.
La frase infatti è molto
sibillina, “O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi e
dovrò sopportarvi? A chi si riferisce Gesù con questa espressione?
Non di certo alla folla, non di certo al padre del giovane, ma ai suoi
discepoli che non posseggono la fede necessaria per scacciare i demoni, fede
che Gesù tenta di far sorgere in loro, sia mediante le sue parabole che la sua
testimonianza.
I perversi e gli increduli, sono
gli apostoli, che non credevano fin in fondo all'azione salvifica di Gesù e non
credevano neppure nei suoi poteri come figlio di Dio. Hanno dei cedimenti di
fedeltà.
Poi aggiunge con sconforto: “Fino
a quando sarò con voi e dovrò sopportarvi?” pare che Gesù non ne possa più, di questi
discepoli che non lo seguono e non lo comprendono. E ha un attimo di sconforto,
e si chiede quando verrà la fine. È un
espressione molto dura che identifica che i discepoli erano ondivaghi,
credevano solo se vedevano con i loro occhi e mettevano mano alla grazia di
Dio, non credevano per la parola di Gesù, ma solo per la grazia che da Gesù
usciva. Credevano alla manifestazione della potenza di Dio, e non alla sua sola
parola. Sembra quasi non si fidassero troppo. Infatti l’espressione di Gesù è
molto indicativa e molto dura, un giudizio severo, “generazione incredula e
perversa!” per Gesù i discepoli sono perversi e increduli.
Anche in altri punti dei vangeli
Gesù parla in modo aspro dei suoi discepoli, ma questo modo di parlare di Gesù
ha un fine ben preciso, quello di tentare di correggerli, di renderli come Egli
vuole, di trasformarli, alla luce della Grazia dello Spirito Santo affinché
giunti perfetti si trasformino per ricevere degnamente proprio il suo Santo Spirito.
Nulla di ciò che Gesù fa e afferma è per
nulla, tutte le sue azioni e le sue parole hanno un senso ben preciso,
qualsiasi cosa esce da Lui, nulla di ciò che Gesù ha compiuto finché era tra
noi, non ha un senso ben preciso. Anche le azioni che a noi potrebbero apparire
strane o incomprensibili secondo la nostra logica umana, per Gesù avevano un
senso preciso.
Dato che ogni sua azione e parola
aveva non solo un senso per quel tempo, ma anche per il futuro della sua chiesa
e di ogni discepolo e del gregge. Non solo tutto è stato fatto per ottemperare
alla profezie su di Lui, espresse dai profeti, ma anche perché esse esprimevano
un concetto che andava oltre quel tempo e si spingeva nel futuro di ogni tempo.
Quindi le parole di questo evento
delle vita terrena di Gesù, è da considerarsi un evento che si sarebbe ripetuto
in ogni tempo, di ogni generazione del mondo. Gesù voleva dirci, che le
generazioni incredule e perverse ci sarebbero state, anche nel futuro tra i
suoi discepoli o apostoli. E lui si sarebbe posto ancora e ancora la domanda fino a quando vi sopporterò? Fino a quando il Padre celeste non dirà
basta! Dopo tutto è già avvenuto che Dio Padre dicesse basta, con il diluvio universale...
Luca:9, 46-48.
Gesù non vuole un discepolo più grande.
Come i discepoli erano abituati
fare, litigavano per stabilire chi fosse tra loro il capo o il migliore, ma
Gesù che conosceva bene il loro intendimento e per dipanare ogni dubbio disse
loro: ” Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi
accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Perché chi è il più piccolo tra
tutti voi, questi è il più grande”
In Matteo 18,1-5 vi è scritto così: gli apostoli chiesero a Gesù: “ Chi
dunque è il più grande nel regno dei cieli?”
Gesù risponde praticamente allo stesso modo come in Luca.
Ora la frase si potrebbe girarla
al suo opposto e ne verrebbe fuori che chi amava sinceramente Gesù era
Giovanni, il più piccolo degli apostoli.
Che amava Gesù di un amore filiale, più degli altri apostoli, tanto che
è l’unico che poggiò la sua testa sul petto di Gesù durante l’ultima cena. Ma
Gesù specifica una cosa ben precisa. Chi accoglierà questo bambino che era un
estraneo per loro, nel Suo nome, accoglie Gesù e il Padre Celeste. E dice solo,
chi diventa piccolo agli occhi di Dio e del mondo, sarà il più grande, ciò
significa che non era la forza bruta, la
sopraffazione, che gli apostoli avevano bisogno, ma il candore, la semplicità,
l’umiltà, che è espressa in un bambino, come in un agnello. Quindi gli ultimi
erano i primi. Chi avrebbe governato il suo gregge di pecorelle, non doveva
essere un bruto, ruspante, ma un delicato, tenero, misero, semplice, umile e
candido, questo è l’immagine che Gesù voleva del suo primo apostolo! Questa decisione di Gesù non sottolinea che
era Pietro, come molti vorrebbero intendere, anzi sottolinea invece che era
Giovanni. L’unico che non ha tradito o rinnegato Gesù, il primo e l’unico che
riconosce Gesù sul lago di Tiberiade. Quello che era più vicino all'ottica di Gesù
era proprio Giovanni. E non ultimo Gesù
affida al suo amato discepolo sua madre. Il Regno dei Cieli non è per i grandi
o i forti ma per in candidi e gli umili.
In questo passo non c’è nessuna
designazione per nessuno dei suoi apostoli. Precisa solo qual è la regola da
seguire per capire chi era il vero primo apostolo!
Luca 9, 18-21
E venne che, mentre stava
pregando in disparte, i discepoli erano con lui; e li interrogò , dicendo: “
chi dicono che io sia?” essi
risposero: “Giovanni il battista, altri Elia, altri ancora uno degli antichi profeti resuscitato” Gesù disse: “ ma voi, chi dite che io sia?” Allora Pietro rispondendo disse: “ il
Cristo di Dio!”, il Cristo cioè
l’unto di Dio.
In Matteo c’è una parte aggiunta che in Luca non c’è, può essere
che Luca se ne sia dimenticato?…ma è molto strano! Una cosa così importante se
ne dimentica. Non credo proprio!
Matteo 16, 13-20: Allora Pietro rispose a Gesù: “Tu
sei il Cristo, il figlio del Dio vivente!”
Gesù rispose: “
Tu sei beato, Simone figlio di Giona, perché non da carne e sangue ti hanno
rivelato ciò, ma il Padre mio che è nei cieli. Ebbene, anch’io ti dico: Tu sei
Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non
preverranno contro di essa. Ti darò la
chiavi del regno dei cieli e ciò che legherai sulla terra sarà legato nei
cieli, e ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”.
Ma l’espressione che va contro
questo discorso “Tu sei Pietro e su
questa pietra edificherò la mia chiesa e …..
Ti darò la chiavi del regno dei cieli …. e ciò che scioglierai sulla
terra sarà sciolto nei cieli”.
È questa: ” Chi accoglierà questo
bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha
mandato. Perché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è il più grande” Che
fa ben capire, che Gesù non voleva un primo, non voleva un capo, altrimenti non
avrebbe insegnato questa parabola, che è in antitesi con l’affermazione del
primato petrino.
Inoltre nella stessa apocalisse
che si vuol farla passare per una mera metafora come BXVI ha detto, esprime che
la chiesa terrena avrà un termine… identificato e prodotto da un nuovo Giuda. Colui
che la farà riemergere o rinascere sarà lo stesso Cristo!
Perché dire che le porte degli
inferi non prevarranno sulla chiesa indicava che Gesù non avrebbe permesso la
sua caduta, cosa che in Apocalisse esprime un concetto completamente opposto. Inoltre Gesù non avrebbe dato l’Apocalisse a
Giovanni se tale espressione espressa in Matteo.”... le porte degli inferi non preverranno contro di essa.” fosse autentica, perché in apocalisse si
parla chiaramente della fine della chiesa terrena. E la sua nuova edificazione sotto l’autorità
diretta di Cristo! Anche il tempio di Gerusalemme si pensava fosse eterno, cosa
che invece sappiamo bene che è andato a fuoco diverse volte e anche distrutto,
ma non solo gli ebrei credevano che Dio rimanesse perennemente in Israele ed
invece cosa ha fatto, ha cambiato popolazione… Questo fa capire che Dio può
cambiare le cose come egli vuole e che non c’è uomo che possa dir diversamente,
l’uomo può far credere cose non vere, modificare le scritture come egli vuole
ma al fine-fine, Dio fa sempre il suo corso. Inoltre in Apocalisse si legge chiaramente che
Dio manderà un angelo a portare un nuovo vangelo Eterno, perché mai? Se quello
dato da Gesù era definitivo? Perché, semplicemente l’uomo, avrebbe modificato
quello lasciato da Gesù, così come fu per l’Antico testamento, che la casta
sacerdotale mise ripetutamente mano alla scritture.
Solo il discepolo Matteo riporta
questo passo come mai? Perché gli altri
tre apostoli riportano solo una parte del discorso e non tutto, un discorso
così di primaria importanza riportato solo da Matteo? Se l’avessero riportato
totalmente identico gli altri evangelisti sarebbe stato una confermazione della
veridicità del testo.
Inoltre faccio notare un
particolare.
Come mai Gesù chiama sempre
Pietro con il nome di Simone di Giovanni o di Giona e non Pietro come egli lo
avrebbe chiamato in origine quando lo scelse? E come mai anche dopo la sua
resurrezione continua a chiamarlo con il suo nome originale e non Pietro? Se il
soprannome dato da Gesù a Simone di Giovanni era così importante, perché non lo
chiamava con questo(Pietro) e non sempre con il suo vero nome? Perché Gesù chiama Pietro, Cefa e non Pietro?
La frase curiosa di Gesù verso
Pietro o Simone di Giovanni, fa notare molti aspetti, mai osservati dalla
chiesa quasi che essa voglia leggere solo quello che le fa comodo…. Infatti
nelle omelie mai si sentono le parti che creerebbero perplessità nella
popolazione … La chiesa ribadisce solo quello che lei ritiene giusto, non
quello che è giusto!
Giovanni: 21, 22-23 “ se
voglio che rimanga finché io venga, che te ne importa?” Questa
espressione non si addice a chi è stato nominato tuo primo ministro, non si
dice a chi tu hai scelto come tuo vicario, non si dice a chi dovrebbe governare
la tua chiesa!! La si dice a chi non è sincero, dopo tutto le tre affermazioni
di Gesù “Simone di Giovanni tu mi ami?” dette
con tanta insistenza, indicano che Pietro non era sincero, nelle sue risposte
altrimenti Gesù non avrebbe chiesto per tre volte la medesima cosa, perché Gesù
legge l’animo umano. Le tre risposte di
Pietro che dovevano ribadire un concetto sincero, ma alla fine si è quasi
risentito di essere richiamato per tre volte, indicando proprio che Pietro vuol
apparire sincero, cosa che non lo è, Gesù gli continua a dire che segua la
pecorelle che sia un pastore di anime, come gli altri discepoli, infatti da
tutti l’ordine di andare nel mondo a portare la buona novella … se solo Pietro
fosse stato il vicario di Cristo, solo a lui Gesù avrebbe dato questo ordine,
cosa non vera, da quello che si rileva dai vangeli. Tutti gli apostoli (discepoli) erano uguali al
cospetto di Gesù, nessuno era primo, nessuno era il più grande, ma tutti lo
erano parimenti allo stesso modo.
Gesù non gli dice che deve
guidarle il popolo ed infatti in ciò dice seguimi,
il seguire è implicito che il vero pastore è solo e solamente Cristo.
Altrimenti non avrebbe detto seguimi, ma caso mai avrebbe dovuto dire, ora fai
il tuo cammino, ma così è. Tra l’altro
questo discorso Gesù non lo fa in separata sede, ma innanzi agli altri
discepoli e questo non vale solo per Pietro ma per tutti. Se l’avesse fatto in
separata sede allora, il riferimento a Pietro sarebbe stato esplicito e chiaro.
Mentre era un esempio per tutti. Qui non
c’è una volontà di Gesù nel darsi un vicario. No, no, c’è solo la volontà di
saggiare la veridicità di Pietro. E in questo passo siamo già oltre la
resurrezione! Questo fa capire che se fosse vero che Pietro era il primo degli
apostoli e il vicario di Cristo, Gesù non avrebbe apostrofato Pietro in quel
modo. E ripeto Gesù è già risorto!
Oh si, so che la chiesa non
accetta questa versione, ma la chiesa ha scelto Pietro perché se avesse scelto
Giovanni avrebbe dovuto edificare una chiesa più spirituale che non quella di
Pietro che rispecchiava un carattere un po’ più ribelle, rispetto a quello di Giovanni
tutto dedicato alla spiritualizzazione della fede.
“Che te ne importa?” Gesù risorto è un po’ risentito per il
modo di trattare il suo apostolo preferito, da parte di Pietro, pare che Pietro
non ami Giovanni da come si esprime nei suoi confronti anzi la frase di Pietro :
” Signore e di costui che sarà?” ha
un sapore strano, Pietro non considera molto bene Giovanni, infatti non lo chiama
per nome, come si fa con un amico o compagno di viaggio con cui si sono
condivise tante cose, anche personali, c’è una certa acredine nei suoi riguardi,
un risentimento, un invidia celata; lo tratta da persona estranea come se
Giovanni fosse un impiccio e lo esprime con quella frase … la riposta di Gesù, non è molto simpatica, anzi è
piuttosto dura e sibillina. Dopo tutto
solo Giovanni ha le visioni e le apparizioni della Trinità di Dio, solo
Giovanni vede Dio in trono con i 4 Esseri viventi, i 24 Vegliardi, i sette Spiriti
Santi ecc. Solo Giovanni vede il regno di Dio, solo Giovanni il più puro di
tutti come un bambino, ha tutte le manifestazioni dell’estasi divina. Solo
Giovanni viene scelto da Gesù a sostituirlo per sostenere sua madre.